Confini, bordi, margini: sono questi gli spazi che occupano i Fringe Festival per portare il teatro indipendente alla portata di tutti e permettere a compagnie emergenti o sperimentali di esibirsi nelle loro arti performative, uscendo dalle nicchie cui talvolta sono relegate. Fringe è frangia, ma anche periferia. Ma è un concetto labile, flessibile, prospettico e si può piegarlo come allargarlo: ecco perché sempre di più negli ultimi anni gli spettacoli di compagnie più o meno scafate e avanguardiste stanno invadendo tantissime città, anche italiane.
Fu Edimburgo la pioniera in questo campo, facendo di un piccolo atto di protesta una rivoluzione concettuale il cui valore ha un suo peso significativo tutt’oggi: nel 1947 otto compagnie teatrali che furono scartate dal Festival Internazionale di Edimburgo non accettarono quella selezione dall’alto e si misero in testa di andare comunque in scena attraverso un festival di spettacoli autoprodotti e autofinanziati che non fosse subordinato a parametri istituzionali, sovvenzioni, e qualsiasi forma di influenza o censura. Due furono i presupposti per la nascita del primo festival teatrale fringe: l’indipendenza come pilastro portante e il pubblico come unico giudico referente.
Il fringe nasce più da istinto di sopravvivenza che da una presa di coscienza: quel desiderio di autoaffermazione sboccerà come un germoglio i cui semi si diffonderanno fuori dalla verde Scozia. Dagli anni settanta in poi sorsero in tutto il mondo e in modo autonomo altri Fringe Festival che si ispiravano al modello del capostipite di Edimburgo. Da Praga a New York, da Singapore a Dublino ancora oggi, i Fringe Festival sono un punto di riferimento per le comunità teatrali locali di tutto il mondo. Proprio per loro natura, i Fringe Festival, non producono spettacoli, non pongono alcun veto ad alcuna performance e non invitano alcun artista. Ci sono in tutti loro dei comuni denominatori: gli spazi tendono ad essere ridotti rispetto ad un teatro tradizionale e sono comunemente presentati in luoghi comuni solitamente predisposti ad altri usi (musei, ostelli, piazze, librerie), spesso con tecnici condivisi e tempi limitati. Mentre la maggior parte degli spettacoli teatrali tradizionali si prolungano per due o tre atti, dalle due alle tre ore, gli spettacoli fringe tendono a durare un‘ora, racchiusi in un singolo atto. Le produzioni fringe prediligono i nuovi script, soprattutto materiali oscuri, taglienti o inusuali. Ma al di là di queste regole non scritte basilari, ogni fringe festival ha una sua organizzazione specifica, curata da artisti diversi e declinata secondo le esigenze del paese ospitante (per quel che concerne i luoghi, i premi e la necessità di una selezione): l’importante è che sia rispettata la filosofia alla base, che risiede nell’autonomia artistica delle compagnie.
Nel 2009 ha debuttato a Napoli, come protesi del suo Teatro Festival, l’E45 Napoli Fringe Festival, un programma collaterale di spettacoli pensato per dare alle compagnie indipendenti e di recente formazione (selezionate attraverso un bando) la possibilità di presentare il proprio lavoro ad un pubblico più vasto. Il 2012 è la volta di Roma che alla sua prima edizione ha portato in scena 54 spettacoli con oltre 20.000 presenze, offrendo al teatro Off un vero e proprio Villaggio del Teatro. Il 2013 è staro l’anno di Torino, un’idea storta che – come dichiarato nel manifesto degli intenti – “va a braccetto con tutto ciò che c’è e che non ha spazio per esistere, per proporsi e per creare collisione“.
La frangia italiana sembra non deragliare ma si espande visto per per il prossimo inverno è previsto l’esordio del fringe milanese: altre realtà emergenti avranno la possibilità di vivere uno spazio in cui proporre il proprio spettacolo per un tempo più duratuto. Avete tempo fino al 23 per vedere gli ultimi spettacoli del fringe partenopeo, mentre il programma della capitale vi aspetta interamente dal 23 Giugno fino al 15 Luglio.