Probabilmente, non avrebbe acquisito il successo di cui gode se non fosse stato per lei, la compagna di sempre: Parigi. E’ lui, l’amato e venerato Robert Doisneau, colui che visse di Parigi e che permette a noi, oggi, di continuare a viverla attraverso i suoi stessi occhi.
La Parigi di Robert Doisneau di cui parliamo però, è la Parigi in un contesto particolare, quello del secondo dopoguerra.
Il momento della riscoperta della gioia di vivere dopo oppressione e sofferenza, quello in cui la gente scende in strada con uno spirito rinnovato e pronto a – finalmente – vivere di nuovo. Il contesto storico è veramente necessario per capire gli anni in cui l’artista si muove: sguscia tra le strade e spunta in ogni angolo in attesa del momento propizio, pronto ad afferrarlo.
In una città in cui tutto è in movimento, non è semplice contrastare l’istinto gregario. Bisogna avere il coraggio di piazzarsi in un punto e di restarci immobili: e non per qualche minuto, ma per un’ora buona, magari anche due. Bisogna trasformarsi in una statua senza piedistallo, ed è buffo, in quei casi, vedere fino a che punto si riesca ad attirare i naufraghi del movimento.
Il suo interesse è catturato da quel mondo genuino e, soprattutto, umano. L’obiettivo è pronto ad inquadrare azione o espressione squisitamente propria dell’atmosfera parigina del tempo. Lo scatto ferma la vita e con essa il respiro, talvolta letteralmente e figurativamente, come accade nella sua celeberrima “Il bacio dell’Hotel de Ville”: il mondo smette di muoversi, ma solo in un punto, il resto continua a scorrere imperturbabile; un mondo che vive indisturbato tra il caos, e lì, mette a nudo le proprie emozioni. Ci colpisce, in alcuni suoi scatti, la focalizzazione sull’individualità di una persona che è talvolta estraniata dal mondo circostante, come se stesse per compiere un’azione eroica, che merita di essere compiuta lontano da sguardi indiscreti. Ciò che cerca è la “nudità del quotidiano” e, aggiungerei, le emozioni che si mettono a nudo davanti all’obiettivo. La sua è una ricerca dell’arte nelle persone e nella loro vita: artisti, intellettuali, conoscenti e non o chiunque essi siano. Ci dimostra che la cordialità e la tenerezza esiste, la scova e ce la mostra. Non a caso i suoi scatti sono definiti “umanisti” e rubano dalla vita dei parigini attimi che si cristallizzano. La fotografia assume in rare occasioni questi risultati: la genialità è, a mio avviso, nell’occhio di chi guarda, di chi si sveglia ogni giorno con la caparbietà di vivere e di immortalare.
Vi spiego come mi prende la voglia di fare una fotografia. Spesso è la continuazione di un sogno. Mi sveglio un mattino con una straordinaria voglia di vedere, di vivere. Allora devo andare. Ma non troppo lontano, perché se si lascia passare del tempo l’entusiasmo, il bisogno, la voglia di fare svaniscono. Non credo che si possa vedere intensamente più di due ore al giorno.
Dopo essere stata presentata a Parigi presso l’Hotel de la Ville, in Giappone al Mitsukoshi di Tokyo e all’Isetan Museum di Kyoto, nel centenario della sua nascita la mostra Robert Doisneau – Paris en Liberté arriva in Italia: dopo Milano e Roma è la volta di Caserta. Non perdete l’appuntamento con la genuinità e fatevi travolgere dagli attimi: alla Reggia di Caserta dal 24 maggio al 23 settembre 2013.
Ci sono dei giorni in cui si sente semplicemente di vivere come in una vera felicità. Ci si sente così ricchi che viene voglia di condividere con gli altri una gioia tanto grande. Il ricordo di questi momenti è ciò che possiedo di più prezioso. Forse a causa della loro rarità. Un centesimo di secondo qui, un centesimo di secondo là, messi vicini, non compongono mai altro che uno, due, tre secondi sottratti di nascosto all’eternità.