Nome: Francesco Paolo Costanzo
Età: 27 anni
Professione: Architetto
Origini Geografiche: Frattamaggiore (NA)
Il mio viaggio inizia all’alba in una mattina d’estate. Passaporto, occhiali e i-pod mi fanno compagnia durante le interminabili ore di volo in aereo, che mi porta dritto in una terra che sognavo da quando, all’età di 7anni, mia madre mi regalò una lampada a forma di mappamondo ed io mi divertivo a scoprire il mondo ruotandolo con un desiderio tra le dita: la California. Dopo un anno di lavoro, il countdown per la mia super vacanza-studio volge al termine ed all’uscita dall’ufficio solo una frase nella testa: California here I come.
Raggiunto il residence a San Francisco, che diventa la mia casa per un mese, conosco il mio compagno di stanza venezuelano e da quel momento comincia la mia avventura americana. Il giorno seguente, come se il fuso orario di nove ore dall’Italia non esistesse, hanno inizio le lezioni di inglese nella scuola da me scelta e,così, anche le nuove amicizie internazionali.
Tra una lezione ed un’altra, scopro la città dal fascino incredibile, da China town al quartiere Castro, passando per Haight st, dove è nato il flower power e dove il tempo sembra scandito dalle canzoni dei Red Hot Chili Peppers. Passeggiare, andare in taxi o guidare per le strade di San Francisco è come stare su una montagna russa, con le strade che vanno su e giù tra i grattacieli e le case in stile vittoriano. A disegnare il vero paesaggio di San Francisco è, però, il maestoso Golden Gate Bridge, ed è davvero un’esperienza da togliere il fiato attraversarlo in bicicletta in una mattina d’agosto, con la nebbia ed il vento tra i capelli e la musica preferita che suona nelle cuffie. I Murales di Mission, Dolores park, Lombard street e il Golden Gate Park mi fanno sentire a casa fin da subito e mi raccontano la storia di questa città multiculturale e tra le più liberali d’America. San Francisco diventa una giostra quando sali sul Cable Car e fai la linea Powell-Hyde St per arrivare fino alla zona del porto di Fisherman’s Warf ed ammirare i leoni marini, e ancor di più, fermarsi a mangiare la tipica zuppa di granchio o un cheeseburger (io prendevo il double) dalla catena californiana “In&out”. Non basterebbe un diario intero per raccontare San Francisco, e nemmeno una vita per scoprire ogni angolo più nascosto ma posso solo dire di essermi totalmente innamorato della baia più famosa al mondo.
È bellissimo alzarsi al mattino, prendere lo zaino, bere un cappuccino da Starbucks e decidere di fare un road-trip in compagnia dei tuoi nuovi amici dalla Svezia, Brasile, e Giappone con destinazione Los Angeles. Il viaggio tra San Francisco e LA diventa una vetrina sui paesaggi caldi della California e la strada, a sua volta, un’opportunità per conoscere Santa Monica, dove è d’obbligo una foto ricordo del segnale stradale che segna la fine della Route 66 che collega Chicago e la West Coast per circa 4000 km, e Santa Barbara per bere l’autentico smoothie su una spiaggia all’ombra di una palma.
Hollywood boulevard, Universal Studios, Rodeo drive, le ho sempre sentite nelle serie tv e nei film americani ed essere lì sul posto, fermo al semaforo ad uno degli incroci più famosi del pianeta, sulla Walk of fame, mi fa tornare in mente le parole alla fine di un famoso film: Benvenuti a Hollywood, qual è il vostro sogno? Continuate a sognare.
Los Angeles è una città enorme, dove traffico, ville con piscina di Beverly Hills e vita mondana si alternano ai lunghissimi boulevard pieni di palme, torrette di controllo in stile baywatch e le spiagge chilometriche di Venice beach.
Tornato a San Francisco, è come sentirsi a casa. Riprendo le lunghe passeggiate con la fotocamera sempre pronta a scattare foto alle innumerevoli architetture della città. Renzo Piano, le case vittoriane, e le viste dal 20esimo piano su Union Square e sull’intera città fanno venire addosso quel senso di libertà che solo una città californiana può regalare.
Altra settimana, altra corsa, altro road-trip.questa volta in pieno deserto. Allacciate le cinture, si corre nel Suv con 15 scatenati, prossima destinazione: LAS VEGAS (Nevada).
La statale che collega San Francisco a Las Vegas è come un libro per bambini, di quelli che si colorano, in cui cambia il paesaggio ad ogni pagina, per poi essere letteralmente catapultati in un Luna Park che si chiama Las Vegas, interamente costruito dalla mano umana in mezzo al deserto, dove la vita è esattamente uguale a quella dei protagonisti di “Una notte da leoni” e il tempo trascorre a ritmo di slot machine, pool party e feste nelle limousine in giro per la città.
Vi chiedete quale sia la cosa più pazza da fare nella città dove il tempo e l’orologio non esistono? Tornare all’alba in camera, prendere passaporto e reflex e correre nel piccolo aeroporto vicino, per un’escursione indimenticabile in elicottero. Benvenuti a bordo_si vola sul Grand Canyon e non c’è niente di più bello che abbia mai visto nella mia vita. Silenzio, emozioni, magia, incredulità di fronte alla forza della natura sono tutte le sensazioni che provato e, ahimè, vertigini e vuoti d’aria, ma, allo stesso tempo, il mio cuore e la mia vita si sono riempite di un’esperienza unica e indescrivibile.
Lasciato alle spalle l’Arizona e i 40 gradi di Las Vegas, nel viaggio di ritorno verso San Francisco, divento bambino a fare video percorrendo la strada che taglia il deserto, con il sorriso stampato sul viso per ciò che ho visto e per quello che rimane da vedere in California pronto per l’ultimo periodo della mia vacanza.
Come afferma il fotografo francese Robert Doisneau: il ricordo di quei momenti è il mio bene più prezioso. Un centesimo di secondo qui, un altro là, sommati insieme non saranno che due o tre secondi rubati all’eternità. Ed allora ogni volta che indosso un paio di Converse, con sopra disegnate l’intera città di San Francisco, ripenso a quello che ho vissuto, a quello che ho da raccontare e a quello che è stato il viaggio più bello della mia vita.