Benarrivati nelle Terre Perse. Il nome tetro quanto suggestivo potrebbe evocare nella mente dei lettori più romantici l’immagine di qualche luogo esotico e avventuroso. Invece, nonostante costituiscano l’ambientazione di un fumetto, queste terre hanno ben poco in comune con i luoghi del fantastico. Dimenticate l’Isola che non c’è, lasciate perdere le lande desolate da shonen dove piccoli guerrieri si addestrano per apprendere improbabili arti marziali. Rifuggite ogni associazione con le avventure di Corto Maltese nel continente perduto Mu. E, soprattutto, guai a confonderle con le Terre soffici che Neil Gaiman ha immaginato come il luogo di confine tra la realtà e il sogno: a regnare su queste terre è piuttosto l’incubo, il problema è che te lo trovi davanti quando gli occhi, anziché chiuderli, li apri.
Non fatevi ingannare da quella bizzarra sagoma a forma di stivale, che a guardarla d’alto in effetti ispira una certa simpatia: una volta che vi addentrerete nell’Italia delle terre perse, che i Tamassociati Raul Pantaleo e Marta Gerardi indagano e ricostruiscono coadiuvati da Luca Molinari, scoprirete che la macchia mediterranea e le città dell’arte hanno ceduto il passo a un orrore fatto di ecomostri e speculazioni. Per fugare ogni dubbio, il sottotitolo scelto dagli autori, “Viaggio nell’Italia del dissesto e della speranza”, (d)enuncia in maniera più che esplicita l’oggetto d’indagine di questo avvincente reportage a fumetti, addentrandosi negli abominevoli meandri della speculazione edilizia che da decenni affligge il nostro paese. Ma ancora più esplicative a riguardo sono le parole del docente universitario Luca Donato, il cui intervento durante la conferenza dal titolo “Architetture Cannibali” viene opportunamente riportato in questa cronaca disegnata:
In ogni contesto senza controllo politico e social la speculazione edilizia ha prosperato e, sotto questo punto di vista, il nostro “bel” Paese è stato uno straordinario laboratorio, dalla Napoli di Achille Lauro e del pentapartito post-terremoto al sud afflitto dalle mafie, fino alle periferie delle nostre città industriali a Nord
“Terre Perse – Viaggio nell’Italia del dissesto e della speranza” è, infatti, una prova molto accattivante e personale di graphic journalism edito da BeccoGiallo, in cui il lettore si trova ad accompagnare la protagonista Beni nella sua appassionata ricerca di una verità che è sotto gli occhi di tutti.
Non un viaggio di formazione, ma un viaggio di INformazione, il cui tono che rischia di divenire didascalico viene smorzato dalla presenza di sogni, fantasmi acculturati e nani da giardino, che aiutano Beni a scoprire che:
- oltre 4.600.000 abusi edilizi sono stati compiuti dal 1948 ad oggi;
- per dare spazio all’edilizia ogni anno in Italia vengono consumanti 8 mq al secondo di suolo, il che implica che in 9 ore si occupa la superficie equivalente a 12 campi di calcio;
- ad oggi non è possibile tracciare un cerchio di 10 km di diametro senza intercettare un nucleo abitativo;
- in Italia ci sono circa 5 milioni di case sfitte, implicando che attualmente non esiste davvero la necessità di costruire nuove abitazioni (bensì solo l’esigenza di investire denaro liquido).
Mi fermo qui con dati e statistiche, non perché non siano interessanti o degni di nota, ma perché devono essere i disegni e le parole degli autori a rivelarvi quanto abbiamo ogni giorno sotto il naso, ma ne siamo così assuefatti da fare fatica ad immaginare spazi urbani con logiche differenti. Non è la prima volta che intellettuali in Italia denunciano il fenomeno: negli anni Sessanta ci avevano provato (e non a caso vengono citati dagli autori) Francesco Rosi in Le mani sulla città e Italo Calvino in La speculazione Edilizia.
Oggi Pantaleo, Gerardi e Molinari provano a riprendere quel discorso, mostrando che… sostanzialmente non è cambiato niente (o quasi)! Dal 1985 ci sono stati, infatti, ben tre condoni edilizi (nel 1985 con Craxi, nel 1995 con Dini, nel 2003 con Berlusconi), che hanno legalizzato quanto andava demonizzato e perseguito. E, visto che non c’è mai fine al peggio, sembra quasi lecito, oserei dire logico, domandarsi come mai non ce ne sia stato un altro in questo ultimo decennio: una classe dirigente più illuminata? Forse. Più probabile, però, che sia stata la crisi a frenare le imprese della costruzione e a ridurre il consumo del territorio. Ovviamente non c’è da illudersi, il rischio è sempre alle porte e, infatti, il nuovo orizzonte del mercato edilizio sono le costruzioni come centri commerciali e multisala cinematografici.
Merito di questa cronaca illustrata non è soltanto il lavoro certosino di documentazione e rielaborazione dei dati in maniera fruibile a tutti, ma anche aver provato ad andare oltre lo scempio e la devastazione che affligge l’Italia, dando uno sguardo a esempi concreti di quella speranza che viene nominata nel titolo. Beni ci mostra, infatti, che è anche possibile fermare ed invertire il trend, citando casi di comuni virtuosi che hanno abbracciato e applicato ideologie di sostenibilità ambientale:
O raccontando esempi di riqualificazione urbana, che – anche in questo caso – vi invito a scoprirere leggendo il volume in questione. Mi limiterò a citare il Cantiere Blu a Piscinola, non per mero campanilismo, ma con l’augurio che sia di ispirazione ad altri ecomostri abbandonati: quanto tempo dovrà passare prima che, nonostante i buoni propositi millantati, si dia un senso a quell’oscenità dell’ex Italsider di Bagnoli?
Forse quando guariremo da questa bulimia sociale che ci spinge a saturare lo spazio intorno a noi e a sottostimare il vuoto e il peso che ha nelle nostre esistenze.