Parla come un burino, ha il look di un punkettaro che frequenta centri sociali e lo sguardo di un bambino incantato da bimbumbam mentre fa la merenda (rigorosamente plumcake!).
Si firma Zerocalcare ed è il fumettista italiano che, in meno di due anni, ha collezionato sul suo blog un numero settimanale di click da fare invidia a Beppe Grillo. Per non parlare del successo di vendita dei suoi libri (La Profezia dell’Armadillo e Un Polpo alla Gola), che da più di un anno stazionano in cima alle classifiche Amazon. Record che adesso spetterà ad Ogni Maledetto Lunedì su Due tenersi stretto. In questi giorni, infatti, i visitatori del Napoli Comicon potranno leggere (in anteprima rispetto al resto d’Italia, visto che sarà in libreria dal 3 maggio) questo terzo libro, edito Bao Publishing e fresco di stampa (e i più fortunelli potranno custodirlo in una bag promozionale che sarà l’invidia di ogni nerd hardcore).
In meno di due anni Zerocalcare ha sfornato già tre libri a fumetti e pare che non si sia fermato, visto che si vocifera di un altro lavoro in arrivo per fine anno. A dirla tutta, differentemente dai due libri precedenti, che proponevano storie del tutto inedite, questo terzo volume è una raccolta delle storie pubblicate sul suo blog dal 21 novembre del 2011. Il che farebbe pensare ad un’operazione tesa a spillare qualche spiccio agli appassionati più spendaccioni, adesso che l’autore è ancora sulla cresta dell’onda. Spremere la gallina dalle uova d’oro quanto più possibile prima che la bolla del successo esploda. Ma tenendo conto che Michele Rech (vero nome del disegnatore) ha idee ben precise sulle politiche del copyright, e che le sue strisce continueranno comunque ad essere leggibili dal blog, l’idea di un fine meramente commerciale tende a sfumare. E ciononostante vi starete chiedendo comunque: perché pagare per comprare qualcosa che potrei leggere comodamente e, soprattutto, gratuitamente dal mio pc? Se non siete dei puristi aficionados della carta stampata, se non rientrate nella categoria dei collezionisti incalliti capaci di comprare una ristampa anche solo per l’aggiunta di un paio di tavole, in effetti potreste farne a meno. Potreste, ma non è detto che facciate bene. Anche perché vi perdereste l’inedito di una cinquanta di pagine, che è poi la trama portante dell’intero volume. Ed è ben più di un collante, ma una sorta di filo conduttore in chiave allegorica di tutte le strisce finora disegnate. Di tutta la sua produzione artistica web, in un certo senso. Un’allegoria lapalissiana, a dirla tutta, ma non per questo meno calzante: Zero vive su un barcone che s’infrange contro un iceberg a causa dell’incompetenza ben camuffata del capitano, per cui a lui e gli altri passeggeri non resta che mantenersi a galla per sopravvivere. Ora sostituite le parole barcone con Italia, iceberg con crisi e capitano con classe dirigente e avrete capito cos’altro l’autore ci sta raccontando.
E’ una storia a colori, eppure prevale il nero, quello dell’oscurità che ci avvolge quando la luce è lontana, quello di quando si dorme senza sognare, quello del fondo dell’abisso che ci aspetta se non si resta galla. E restare a galla è proprio il leitmotiv di tutta l’antologia, tanto viene ripetuto spesso, come un ritornello che da il ritmo ad una ballad.
In fin dei conti restare a galla è quello che Zerocalcare ci ha raccontato per oltre un anno a latere delle sue vignette intimiste e ora ha solo deciso di esplicitare. Tutte le sue storie raccontano i suoi moti di coscienza, che sono un misto di pippe mentali, di pigrizia e di influenza dei modelli culturali con cui è cresciuto (principalmente quelli dei nati negli anni ottanta e che hanno avuto l’adolescenza nei novanta visto che si passa dagli anime giapponesi a Kurt Cubain, da Street Fighter ai villain della Disney, da Margaret Thatcher a Darth Vader). Ma queste storie sono anche la denuncia di un disagio di una intera generazione impelagata in uno spleen post-moderno e scevro di ogni poeticità.
Con ironia ed intelligenza, Zerocalcare ci racconta il suo quotidiano, che è un quotidiano in cui ogni lettore si ritrova. Perché siamo tutti un po’ zerocalcare: con le nostre idiosincrasie, con i rimorsi che ci soffocano come polpi alla gola, tormentati da spietate e granitiche icone pop che prendono il posto del Super-io, siamo in attesa di un fantomatico tempismo che altro non è che un vile rimandare e impantanati in un ambivalente rapporto di amore-odio con il web e i social network (perché sappiamo che c’è di meglio spegnendoli, ma proprio non riusciamo a farne a meno). E proprio come per lui, la nostra coscienza si chiude a guscio a mò di armadillo quando si tratta di affrontare la realtà. Restiamo a galla, sempre e comunque. Ma basta?
“Chissà poi se serve più forza per rimanere a galla o per ricordare tutto quello che è andato a fondo” è quello che si (e ci) domanda l’autore-personaggio verso la fine dell’antologia. Come a dire che restare a galla è quasi insito nella nostra natura di animali adattabili, ma ricordare quello che ci rendeva veramente umani – i sogni? le aspettative? le speranze? la passione? la dignità? – è sforzo ben più notevole.
E voi riuscite a ricordare cos’è che avete perso sul fondo?
1 comment
Non me lo ricordo proprio. Che strano.
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