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Woody Allen

La comica tragedia della vita insegnata da Woody Allen

di Enza Murano

Woody Allen, autore newyorkese per eccellenza, ha siglato da sceneggiatore, attore e regista alcune delle pellicole più celebri del patrimonio cinematografico mondiale. Un personaggio senza dubbio eclettico, riconoscibile dalla sua corporatura minuta e gli immancabili occhiali dalla montatura nera, che ha saputo portare sul grande schermo la commedia/tragedia della vita e del suo non senso, il tutto per la maggior parte dei casi, tratto dalle sue personali esperienze di vita, dalla depressione alla psicoanalisi, dall’ebraismo al senso di colpa, dalle travagliate storie d’amore all’ironia pungente, dall’inadeguatezza al rapporto con il genere umano e con le donne, in particolare, all’amore per la sua città.

I temi affrontati nei film da Woody Allen sono lo specchio delle sue passioni quali la letteratura, il cinema, la filosofia.

E’ uno dei registi che meglio riesce a riproporre continue variazioni sugli stessi temi senza mai sembrare ripetitivo. Ma ciò che maggiormente ama rappresentare è senza dubbio la sua città, New York, ma la sua vasta cultura cinematografica lo ha spesso portato anche al richiamo al cinema del passato, soprattutto alla Hollywood classica. Il suo primo approccio al cinema avviene nel 1965 come sceneggiatore, mentre nell’anno successivo firma il suo prima lungometraggio nel quale appare anche in veste di attore.

Il successo giunge una decina di anni dopo, nel 1977 con il film “Io & Annie”, dove Allen pone al centro della vicenda intellettuali ebrei alle prese con un’intricata storia d’amore e grazie al quale vince 4 premi Oscar. A questo film seguono altri suoi due grandi successi: “Interiors” del 1978 e “Manhattan” del 1979. Negli anni ’80  cinematografia di Allen si fa più riflessiva, con una serie di pellicole dai forti toni autobiografici e spesso ispirate al cinema europeo, al cui interno si mescolano diversi aspetti : romanticismo, commedia e tragedia. Ma non solo.

match-pointDopo un ritorno ai toni leggeri degli inizi della sua carriera, nel 2005 presenta al Festival di Cannes uno dei film più atipici che abbia mai girato e forse uno dei miei preferiti in assoluto: “Match Point”. Qui non solo si allontana dalla sua amata New York, in quanto il film è girato interamente a Londra, ma abbandona completamente i toni della commedia e si spinge interamente in un dramma che racconta, con toni cupi e drammatici, il lato più oscuro dell’amore, fatto di intense passioni che sfociano in tremende ossessioni, il tutto accompagnato da una colonna sonora fatta di musica lirica.

La sua produzione cinematografica è forse una delle più intense con una media di quasi un film all’anno. Una carriera che conta 45 opere e che non ha ancora visto, per fortuna, la fine.

“Non è che io abbia paura di morire, è solo che non voglio esserci quando succederà.”  Woody Allen

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