Perché all’uscita dal cinema non riuscirete a fare altro che pensare al guardaroba di Jake Gyllenhaal in Demolition
Nel nuovo film di Jean-Marc Vallée “Demolition – Amare e vivere”, uscito nelle sale italiane il 15 settembre, Jake Gyllenhaal veste i panni di Davis Mitchell, uno yuppie newyorkese che cerca di abbattere (letteralmente) la solitudine ed il sentimento d’indifferenza maturati in seguito all’improvvisa scomparsa della moglie. Ma il toccante processo di resilienza non è l’unica cosa che colpisce di questo film. Di fatto, è incredibile come il guardaroba di Davis giochi un ruolo fondamentale in ogni singola scena, rispecchiando perfettamente l’evoluzione degli stati d’animo del protagonista.
C’è una costante però: che si trovi in un elegante ufficio al cinquantesimo piano di un grattacielo o nei pressi di un caotico cantiere di demolizione, il personaggio di Gyllenhaal è sempre impeccabile. Lo troverete figo persino dopo aver completamente raso al suolo un’abitazione e ricoperto di calce in un abito tailor made.
Abbiamo quindi deciso di selezionare cinque capi ed accessori per ricreare i look più iconici di Jake Gyllenhaal in Demolition.
Demolition – Amare e vivere (Demolition) è un film del 2015 scritto da Bryan Sipe e diretto da Jean-Marc Vallée con protagonisti Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper, Judah Lewis. Prodotto da Black Label Media, Mr. Mudd, Right of Way Films, Sidney Kimmel Entertainment e distribuito in Italia da Good Films, il film è la storia di un investitore di successo, che cade in depressione dopo la morte della moglie in un tragico incidente autostradale che comincerà a ricostruire la propria vita in un modo inaspettato. Il film viene presentato in anteprima mondiale in apertura al Toronto International Film Festival il 10 settembre 2015 e sale subito alla ribalta. Oltre alla strepitosa performance di Jake Gyllenhaal, fa subito parlare di sè, in quanto negli Stati Uniti è vietato ai minori di 17 anni per la presenza di “sessualità, linguaggio scurrile, uso di droghe e comportamenti inquietanti“.
Arianna Nardi