Home AuthorAngelo Capasso BEFORE MIDNIGHT – Le illusioni perdute di Jesse e Celine

BEFORE MIDNIGHT – Le illusioni perdute di Jesse e Celine

di Angelo Capasso

In campo cinematografico, non posso fare a meno di associare la parola “trilogia” a grandi saghe che superano i confini dello spazio, come Star Wars, che piegano il tempo, come  Ritorno Al futuro, o che sconfinano nei meandri del sogno, come Matrix. Mai mi sarei aspettato di vedere l’americano Jesse e la francese Celine, i giovani protagonisti di Before Sunset, piccolo film statunitense ai limiti del cinema indipendente, diventare i personaggi principali di un trittico di celluloide, il cui terzo capitolo Before  Midnight è in questi giorni nelle sale nostrane.

La serialità, di solito, si presta bene a storie corali, con tanti personaggi e avventure mozzafiato che si susseguono sullo sfondo di ambientazioni variegate. Invece la trilogia del regista Richard Linklater è, in apparenza, molto meno ambiziosa nell’intenzione: ogni film dura l’arco di una giornata, il contesto è quello di una specifica città, i protagonisti sono soltanto due. Una storia così modesta da diventare unica nel suo genere. Anzi nella sua assenza di genere. Perché la storia di Jesse e Celine non è una saga romantica, anche se i protagonisti sono due innamorati. Non è una commedia rosa, anche se si ride abbastanza. Non è un polpettone drammatico, anche se si mettono in scena i drammi del quotidiano.

imagePrima dell’alba (Before Sunrise, 100′) dopo aver bruciato la passione del loro colpo di fulmine nella Vienna notturna e bohémien del 1995 Jesse e Celine si separarono, con la promessa di rivedersi da lì a sei mesi, ma finirono per rincontrarsi e (re)innamorarsi solo nel 2003 in una Parigi cosmopolita ma sempre magica mentre attendevano l’aereo di lui, la cui partenza era prevista prima del tramonto (Before Sunset, 77′). Il finale del secondo film è molto meno vago del primo, perché è chiaro che Jesse questa volta aveva scelto di restare. Nel luminoso e bucolico sud del Peloponneso del 2013, li scopriamo ancora insieme, in vacanza con due figlie gemelle, a fare i conti sulle conseguenze di quelle scelte con discussioni che li accompagneranno fino a pochi minuti prima di mezzanotte (Before Midnight, 108′). Perché il romanticismo è fatto dell’impulsività di un attimo, ma poi gli effetti delle proprie azioni si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni e difficilmente rispecchiano le aspettative fantasticate.

Before-MidnightOgni film è uno spaccato nel quotidiano di questi due logorroici amanti che rivediamo di volta in volta dopo un arco di tempo di circa 9 anni, e i mutamenti avvenuti, dentro e fuori la pellicola, sono forse i veri protagonisti della trilogia: cambiano gli sfondi, le situazioni, le visioni del mondo, e soprattutto invecchiano gli attori di pari passo con i personaggi. Questi diciotto anni di tempo vissuto hanno arricchito Ethan Hawke, Julie Delpy e lo stesso regista, per cui forse Before The Midnight è quello più riuscito tra i tre perché quello più maturo, più consapevole, anche più riflessivo. Soprattutto quello più realistico. Facebook, skype, gli smartphone entrano prepotentemente nelle azioni e nei discorsi dei protagonisti e lo spettatore non può fare a meno di pensare che oggi la stessa storia narrata in  Before Sunrise, quella di due stranieri che si innamorano in viaggio e che presto saranno separati dall’immensità dell’oceano, non si potrebbe più raccontare perché la tecnologia ha trovato il modo di accorciare le distanze. Ma è davvero così? Non lo pensa Jesse che ha un figlio in America avuto dalla precedente moglie e che sente di non essergli abbastanza vicino. Sarà questo desiderio confessato alla compagna a innescare la miccia di una bomba la cui miscela di incomprensioni, di rimorsi, di egoismi risulta più letale della nitroglicerina. Fatidico? Lo scoprirete alla fine del film.

Vi basti sapere che la magia del primo incontro e la fiaba del riunirsi una seconda volta ed eventualmente per sempre, in questo terzo capitolo sono sfumate nella routine di due persone insieme da ormai dieci anni. Anzichè incantesimi e favole, Linklater preferisce portare sullo schermo un’alchemia di malinconia, rabbia e illusioni perdute, oltre che d’ironia, e ovviamente d’amore. Diversamente da altre fantasiose trilogie, quella di Jesse e Celine non piega il tempo, non dilata lo spazio, ma preferisce concentrarsi sul qui e ora delle relazioni intime, sulla vita di tutti i giorni che non “è perfetta ma è reale“. Ma più di ogni altra cosa, in Before Midnight si parla, si parla davvero tantissimo. I dialoghi sono il vero punto di forza di questo film in cui quasi tutte le vicende non sono rappresentate, ma raccontate attraverso i discorsi che Jesse e Celine scambiano per strada, in auto, a tavola, a letto. Noi siamo la storia che raccontiamo a noi stessi e la nostra versione è unica, diversa anche da chi la vive con noi, anche se quella è la persona che ci sta accanto tutti i giorni. Sono le parole che molto spesso ci legano e ancor più spesso ci fregano. Nella divergenza tra una versione e l’altra, si infiltra il conflitto che solo un sincero confronto con l’altro può stemperare. Condito da un po’ di sana ironia, che non guasta mai.

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