Da ragazzino mi sono spesso domandato perché nei cinema proiettassero solo i film appena usciti, senza mai riproporre alcune storiche pellicole del passato. Crescendo ho capito che la causa risiedeva in logiche di distribuzione, di diritti, di copyright e di altre amenità del genere, ma la comprensione razionale di queste dinamiche non è mai bastata a smorzare la sentimentale voglia di rivedere sul grande schermo Star Wars o Il Padrino, l’ha solo relegata, arginata nell’angolino dei desideri inappagati e malriposti.
Recentemente ho potuto ricredermi in positivo, constatando che quella speranza adolescenziale non era così malriposta visto che, per festeggiarne l’anniversario, il prossimo novembre un cult come Ghostbusters tornerà al cinema. Sono, infatti, passati trent’anni da quando gli eroici agenti del paranormale e le entità ectoplasmatiche di Ivan Reitman invasero con successo le sale di mezzo mondo, ma Ghostbusters continua ad avere un posto speciale nel cuore di diverse generazioni di fan, che per l’imminente occasione hanno organizzato una serie di eventi e manifestazioni correlate a questa commemorazione. Per quanto galvanizzante, la vera notizia, però, non è tanto il gradito ritorno di Ghostbusters, quanto appurare che non è stato il primo e – cosa ancor più fondamentale – non sarà l’ultimo cult della settima arte a tornare prossimamente nella programmazione delle sale nostrane. Negli ultimi anni, infatti, stanno ricomparendo sui nostri schermi vari classici, come ben sapranno gli appassionati di Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, i quali tra il 2013 e il 2014 – senza dover ricorrere a un viaggio nel tempo in una Delorian che li riportasse alla data d’uscita del film – hanno potuto godersi al cinema l’intera trilogia che vede protagonisti Marty, Doc e gli spassosi paradossi temporali in cui sono coinvolti.
Questi apprezzati revival non sono effetto anomalo di strappi nello spazio-tempo, né di biechi trucchetti di spettri cinefili, bensì della forza di volontà di alcune società di produzione e distribuzione che si stanno adoperando per ridare lustro a film che hanno fatto la storia del cinema. Come la Nexo Digital, che si sta prodigando a restaurare in 2k (ovvero due milioni di pixel per fotogramma) capolavori come Psycho di Alfred Hitchcock, A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, Frankenstein Junior di Mel Brooks e Wall Street di Oliver Stone. Addirittura lo scorso 2013 è stato riproposto Akira di Katsuhiro Otomo, classico della fantascienza e al contempo pietra miliare dell’animazione giapponese. Sempre gli amanti delle pellicole nipponiche avranno apprezzato l’iniziativa della Lucky Red, che sta riportando in sala tutti i lungometraggi di Hayao Miyazaki che negli anni addietro la distribuzione italiana aveva sconsideratamente glissato: dopo il successo internazionale di Principessa Mononoke e l’Oscar assegnato a La Città Incantata, si è ben pensato di dare una chance ai delicati, profondi ed epici personaggi dello Studio Ghibli, capitanati dal portabandiera Totoro.
Il Cinema Ritrovato, organizzato invece dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Circuito Cinema, è un altro ardito progetto di distribuzione che con continuità mensile sta riportando in molte sale italiane grandi film del passato. Se l’anno scorso abbiamo potuto vedere Delitto Perfetto di Alfred Hitchcock, Il Gattopardo di Luchino Visconti, Roma Città Aperta di Roberto Rossellini, Hiroshima Mon Amour di Alain Resnais, solo per citarne alcuni, la seconda stagione parte col botto offrendoci quello che forse è la pellicola più importante della filmografia di François Truffaut: I 400 colpi in edizione restaurata è in sala dal 25 settembre. Seguiranno a novembre il bad guy James Dean in Gioventù Bruciata di Nicholas Ray e a dicembre la satirica comicità di Charlie Chaplin in Tempi moderni.
Rivedere i classici del cinema in sala è come coricarsi sotto la coperta preferita, quella logora e piena di macchie sotto la quale ci rannicchiamo sul divano nelle invernali serate di pioggia incessante; come indossare il maglione scucito e slabbrato delle pigre domeniche pomeriggio, quelle che “non esci nemmeno se ti pagano” perchè niente sarebbe più comodo. Sono il rifugio rassicurante, l’abitudine in cui trovare un sereno ristoro per qualche ora. E per quanto videoregistratori e lettori dvd ci permettano di rivedere all’infinito il nostro film prediletto, non saranno mai in grado di replicare quell’atmosfera ovattata e attutita che solo il cinema sa regalare, quella opalescente dimensione altra, dove non esiste nient’altro che la storia, i colori e i suoni che si susseguono su una superficie luminosa, così ipnotica e avvolgente. A qualcuno questi recuperi puzzeranno di operazione nostalgica, e forse lo è, ma se nostalgia è sinonimo di conforto nel cinema di qualità, ben vengano questi fantasmi del passato ad infestare le nostre sale.