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Il volo nel vortice della depressione

di Elisabetta Cristofaro

La vicenda del disastro aereo della Germanwings ha lasciato il mondo senza fiato, poiché la tragedia si è consumata per la volontà di uno dei piloti che ha deciso di annientare non solo la propria vita, ma anche quella di tante altre persone innocenti. Si sospetta che probabilmente Andreas Lubitz soffrisse di depressione e che abbia cercato di nascondere il proprio disagio per timore che la compagnia gli impedisse di volare.

Cos’è la depressione? Ma soprattutto come si sente il depresso che giunge ad attuare gesti così estremi?

Il termine depressione è ormai entrato a far parte del linguaggio comune infatti siamo soliti sentire, anche in fila alla posta o dal medico espressioni del tipo: “Vabbè è un poco depresso”, “Sarà la depressione, lasci che gli passi!” quasi come se si volesse ridimensionare o sottovalutare il male dei nostri secoli.

La vita è un viaggio, un cammino che porta verso una meta rappresentata dal senso e dal significato dell’esistenza stessa. Il celebre psichiatra Callieri definisce la depressione come “lo scacco della donazione di senso”, cioè il depresso non riesce a dare significato alla vita, si costruisce un mondo privo di dialogo, senza un noi, sino a giungere, nei casi estremi, alla solitudine radicale. Come ogni viaggio anche la vita ha una dimensione spaziale e una dimensione temporale e la depressione è l’interruzione del cammino che toglie la possibilità di donare senso alla vita.
depressioneCianciusi nella sua opera “L’esistenza depressiva” afferma che il tempo del depresso è pesante e la progettualità scompare cancellando la capacità di proiettarsi nel mondo che è divenuto annebbiato e statico. Il depresso si progetta un futuro vuoto di possibilità, vive nel presente rimpiangendo il passato e prova la terrificante esperienza del non poter più sperare. Chi soffre di depressione non vive il tempo ma lo subisce e la sincronia tra il tempo del mondo e quello dell’Io è spezzato generando una pietrificazione del tempo interiore. Al contrario di quanto si possa pensare, la depressione, è una patologia ciclica poiché si alternano momenti di benessere a momenti di malessere. La postura del depresso è assai significativa, infatti, è solito presentarsi piuttosto rannicchiato, raggomitolato quasi come se volesse avvolgere dentro di sé il dolore senza far entrare un barlume di luce. Inoltre si è soliti avere un andatura lenta quasi come se si trascinasse un enorme peso addosso, così anche l’eloquio e il pensiero sono piuttosto rallentati. Il mondo del depresso elude lo scambio e il dialogo infatti c’è solo la presenza di un Io che non si aggancia all’altro escludendo la possibilità di creare un Noi.

La depressione è il male dei nostri tempi perché nella società attuale, come afferma Galimberti, non c’è più il concetto di limite. Fino agli anni 70 la depressione era incentrata sul conflitto nevrotico tra norma e trasgressione che causava il senso di colpa. Attualmente venendo a mancare la norma perché tutto è possibile, il nucleo depressivo gira intorno a un senso di insufficienza tra ciò che si potrebbe fare e non si è in grado di fare o non si riesce a fare secondo le attese altrui, in base alle quali ciascuno misura il valore di se stesso. Il limite o il fallimento cozzano contro il mito moderno dell’efficienza e del successo, attualmente gli unici mezzi di misura per dare dignità e significato all’esistenza di ognuno.
paintingOggi la vita è una folle corsa per raggiungere le false mete del successo e della ricchezza, dove ognuno gareggia per sé lasciando dietro chi non ha abbastanza fiato

La nostra è la civiltà della ripetizione, della monotonia e dell’omologazione dove tutto è portata di clic. Il più grande dono che l’uomo possiede è realizzare il proprio progetto nel mondo. Ocone sostiene che ognuno di noi non ha scelto di venire al mondo e tutti siamo gettati nella vita e, in quanto uomini, abbiamo l’opportunità di crearci e realizzare il nostro progetto nel mondo. In questo modo l’esistenza umana si temporalizza e assume significato ma quando questa temporalità si spezza, come per il depresso, e l’esistenza subisce il dominio del passato, l’uomo smarrisce la sua originaria apertura all’essere.

L’autenticità e l’autorealizzazione sono le uniche opportunità che l’uomo possiede per esplicitare l’umana presenza intesa come esistenza di sè. Sempre più spesso arricchiamo la nostra vita con sogni, miti e mete che nemmeno ci appartengono eliminando la nostra unica occasione di prendere parte al mondo per come siamo mortificando così la nostra autenticità.

“Non ci sarebbe tanta inquietudine, tanto stress, tanto consumo di psicofarmaci, tante domande circa il senso della propria esistenza, se un fine, un ideale, un valore facesse la sua comparsa nell’età della tecnica.”

E. Scalfari

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