Il mito di Eco e Narciso, tramandatoci dalle Metamorfosi di Ovidio, viene da angoli remoti della storia dell’umanità e rappresenta la perfetta incarnazione di storie d’amore tutt’oggi attuali, in particolare quelle caratterizzate da dipendenza affettiva.
C’era una volta un giovane di sublime bellezza, Narciso, desiderato e ammirato da uomini e donne. C’era una volta una ninfa dalla loquace parlantina, Eco, punita da Giunone a ripetere le ultime parole di ciò che ascoltava. Eco incontra Narciso e se ne innamora perdutamente. Lo segue giorno e notte e muore consumata dall’amore non corrisposto di Narciso. Nemesi, la giustizia divina, punisce Narciso e lo condanna ad innamorarsi della sua immagine. Il giovane, afflitto e dilaniato dal dolore, si trafigge con una spada perchè non riuscirà ad abbracciare e possedere la sua immagine riflessa nell’acqua.
Narciso incarna l’identità assoluta incapace a riconoscere l’altro, sa amare solo sè stesso e taglia fuori dall’affettività chiunque, così da non correre il rischio di tradire se stesso proteggendosi da ogni eventuale fallimento.
Eco è alterità assoluta che non conosce l’identità, esiste solo in funzione dell’altro e quando non è corrisposta la sua vita perde di significato e si lascia morire.
Il mito di Narciso ed Eco spiega bene la dipendenza affettiva dove ognuno, incapace di amare in maniera sana e matura, stipula un patto di coppia basato sulla coodipendenza.
Nelle relazioni dipendenti c’è una totale assenza di interesse per l’altro e di valore dell’altro: ognuno, con modalità diametralmente opposte, è concentrato su di sè. Questa complementarietà relazionale implica la presenza di un partner dominante e l’altro più debole che si sforza per la conquista dell’amore altrui. Il partner più debole, “la vittima”, chiuso in una logica lineare, guarda solo le proprie mancanze e cerca in tutti i modi di assecondare le richieste dell’altro. Il partner più forte, “il dominatore”, si nutre degli sforzi dell’altro e aumenta il suo potere esasperando l’asimmetria nella relazione.
Nella dipendenza affettiva il rapporto è totalmente inesistente e ognuno dei partner è cieco, chiuso nel proprio mondo fatto di assenze e paure. Anche il partner più debole, la dolce Eco per intenderci, è interamente concentrato su di sé e sul proprio dolore senza riuscire a vedere chi ha di fronte. Il partner viene idealizzato, diventa una sorte di divinità che se non assecondato può toglierci tutto. Il narciso di turno non è in grado di vedere l’altro come persona, ma il partner è solo uno strumento utile per far crescere il proprio ego.
Eco e Narciso sono ciechi, non riescono a vedersi reciprocamente.
Una simile storia d’amore è un fallimento in partenza perchè non esiste una relazione. Il presunto legame che si crede di avere è solo un escamotage per evitare di affrontare un problema molto più profondo che riguarda la modalità con cui si sono costruite le radici della propria identità.
Narciso vede solo se stesso e non vede gli altri.
Eco vede solo gli altri ma non sè stessa.