Vi parliamo di Francis Alӱs (1959, Anversa, Belgio) e di alcuni lavori prodotti dall’artista nei vari luoghi dell’Afganistan.
L’opera di Francis Alӱs è caratterizzata da una forte pulsione performativa che lo porta ad attraversare trasversalmente tutte le forme dell’arte per esprimere la sua poetica documentaristica dal forte interesse socio-politico.
Il suo è un universo metaforico dove il reale confluisce nella verità attraverso il valore simbolico del gesto nelle sue azioni performative. Il piano terra del museo accoglie il video “Reel-unreel” (Arrotolare-srotolare), per poi proseguire al secondo piano dove sono esposti gli altri “Progetti afgani”.
Reel-Unreel, prodotto nel 2011 in occasione di dOCUMENTA (13) è un video girato per le strade di Kabul. I protagonisti sono due bambini che, riprendendo l’antico gioco da strada della ruota, arrotolano e srotolano la bobina di un film lungo tutta la città fino a perderla in un dirupo. L’azione ludica funge da allegoria marcante il contrasto fra l’immagine reale ed irreale dell’Afganistan contemporaneo, “arrotolato e srotolato” ad uso e consumo dalle politiche occidentali secondo le volontà economiche che da secoli influenzano la conoscenza che abbiamo in merito a questo Paese. Ad un mondo tronfio di informazioni unilaterali, Francis Alӱs contrappone il gioco come linguaggio universale.In Afganistan Projects, 2010-14 continua la denuncia sull’inganno della comunicazione. Il concetto è ben espresso nei piccoli quadri ad olio di Studio per Reel-Unreel, dove la rappresentazione del paesaggio afgano viene interrotta dall’irruzione di barre colorate elettroniche, solitamente usate per correggere luminosità e colori sugli schermi televisivi.
Le barre qui rappresentate svolgono funzione opposta: non regolano ma rimettono in discussione sia la rappresentazione con cui i mass media ci raccontano l’Afganistan (divenuto una fiction occidentale) sia la rappresentazione stessa che l’artista tenta di offrirci. Bloccando così una ricostruzione unitaria ed obiettiva del discorso, creando uno iato tra comprensione e reazione. Esse si impongono sul territorio, come totem dal culto sconosciuto.
L’adrenalina è probabilmente la più antica sostanza allucinogena che l’umanità conosca. Nella primavera del 2013 ho trascorso un periodo in Afganistan come artista di guerra con l’unità delle forze armate britanniche Helmand Metterdam volutamente in condizione di pericolo, volevo verificare se l’esposizione al rischio avrebbe alterato le mie percezioni e ingenerato risposte diverse nel campo della rappresentazione”
Fa parte dei progetti afgani anche tutto l’insieme di appunti, schizzi, ritagli di giornale, che come una sorta di diario di bordo raccontano l’esperienza diretta sul territorio a stretto contatto con l’esercito. Le risposte qui ottenute sembrano una conferma del nonsenso strutturante le dinamiche politiche contemporanee che Alӱs rappresenta in video come Doing/Undoing, in cui due soldati di opposti schieramenti fanno e disfano di continuo un fucile. Al di fuori del contesto afgano, i due video di chiusura della mostra perpetuano la poetica dell’aleatorietà delle azioni umane, o più che altro della labilità che verte dietro alle motivazioni di tali azioni.
Di questa inconsistenza Alӱs fa un punto di partenza per la sua ricerca di senso. Così nei video Paradox of Praxis 1 (1997) e The Green Line (2004) dissolve simbolicamente gli elementi della scultura nel primo e della pittura nel secondo, lungo il territorio da lui percorso in due performance che non lasciano traccia di sé se non nella necessità di averle eseguite per esorcizzarne l’inutilità dalla quale traggono motivo d’essere. In poche parole: devi fare consapevolmente cose inutili, per essere poi pronto ad attribuire senso a ciò che fai. Solo le persone serie sanno ammettere di perdere tempo.
In Paradox of Praxis 1 (Sometimes Making Something Leads to Nothing) l’artista belga passeggia per Città del Messico (nella quale vive dal 1986) trascinando un blocco di ghiaccio fino al suo completo scioglimento. L’inanità di tale azione è una denuncia verso quel processo di costruzione sociale e modernizzazione che in Messico, come in altri paesi dell’America Latina, non si è mai realizzato pur sembrando a portata di mano.Di stessa matrice politica è The Green Line. A evidenziarlo meglio è lo stesso sottotitolo: Sometimes doing something poetic can become political and sometimes doing something political can become poetic (“Talvolta fare qualcosa di poetico può divenire un fatto politico e talvolta fare qualcosa di politico può divenire un fatto poetico”). Nel video Francis Alӱs cammina per due giorni lungo i labili confini dello Stato di Israele stabiliti dopo la guerra arabo-israeliana del 1948 marcando il suo passaggio con una linea di pittura verde gocciolante da un barattolo che l’artista porta con sé.Analizzare la realtà attraverso l’atto simbolico è l’unico modo che gli artisti hanno sempre avuto per approssimarsi a qualsivoglia verità. La portata di tale valore emblematico nell’arte di Francis Alӱs lo si può riassumere nella frase finale di Reel-Unreel:
“Cinema: everything else is fiction”
(Cinema: tutto il resto è finzione)