Sabato 25 ottobre è stata inaugurata a Napoli la mostra del maestro dell’azionismo viennese Hermann Nitsch nel museo a lui dedicato, sede della Fondazione Morra. L’esposizione, dal titolo Malaktionismus – Eccesso e Sensualità, ospiterà, fino a febbraio 2016, più di 80 opere dell’artista, legato da un sodalizio quarantennale con il gallerista Peppe Morra. Non solo pitture, ma anche video delle sue Malaktion e Aktion accompagneranno lo spettatore in quest’immersione a 360 gradi. Curatore della rassegna partenopea è il giovane Michael Karrer, direttore del Nitsch Museo di Mistelbach (Austria).
Hermann Nitsch è l’unico artista vivente al quale sono dedicati due musei
I suo dipinti seguono i precetti della pittura contemporanea, ponendosi come pura presenza, svincolati da ogni legame rappresentativo, sono puro Essere, tracce di un’esperienza che sfonda la quarta parete per gettarsi nell’esistenza, in quel teatro della crudeltà inaugurato da Artaud.
Ne Il Teatro delle Orge e dei Misteri Nitsch mette in scena la fusione tra le due culture fondanti la società occidentale: il cristianesimo e il culto greco di Dioniso, dove alla passione sfrenata di quest’ultimo viene contrapposto il controllo cattolico repressivo delle pulsioni, generante stati di nevrosi nell’individuo che portano alle più svariate forme di violenza, il quale acme è stato raggiunto, nella storia contemporanea, nelle due guerre mondiali.
Nitsch attraverso le sue Aktion rappresenta emblematicamente questa brutalità, catalizzatrice di tutti i sensi repressi, allo scopo di liberare l’individuo per mezzo dell’abreazione che genera la catarsi, quindi purificazione.
Le Malaktion sono una riproposizione pittorica del medesimo concetto dove è sempre presente la forte componente collettiva. Il colore è la traccia del passaggio dei partecipanti che vestiti con tuniche sacerdotali bianche agiscono ed esperiscono a pieno sulle enormi tele. Nitsch li dirige come fosse un direttore d’orchestra. In tutta la sua opera artistica la musica riveste un ruolo di primaria importanza durante l’attimo della creazione, egli stesso è il compositore delle partiture. Considera il processo creativo l’equivalente del rituale sacro: un linguaggio universale per mezzo del quale ogni partecipante trascende da sé per identificarsi col Tutto. Così vale per la Trinità cristiana quanto per il dualismo dionisiaco, dove Uno e Universale coincidono. “Se questa pittura dedotta dal mio teatro doveva avere un senso, allora doveva avvenire all’interno di esso soltanto come processo drammatico, come evento nel tempo. Il processo era tanto importante quanto il risultato. Questa pittura diventava grammatica visiva delle mie azioni su una superficie pittorica e accesso rituale alle mie azioni. Il processo dionisiaco di questa pittura d’azione spesso estaticamente eccessiva conduceva ai processi eccessivi delle azioni“.
[Hermann Nitsch, Museo Nitsch Napoli, Edizioni Morra, 2008, p.45]