2024. Seduta ad un tavolino della tea-room del Farhampton Inn, durante uno dei weekend romantici trascorsi insieme a suo marito, Miss Mosby si domanda retoricamente“Quale madre si perderebbe il matrimonio della figlia?” Probabilmente una madre che non c’è più è la risposta balenata in mente a molti spettatori di una delle sit-com più amate e seguite dell’ultimo decennio. Quell’ipotesi così nefasta è diventata certezza lunedì 31 marzo 2014, quando è calato il sipario su How I Met Your Mother, con un doppio episodio in cui noi spettatori abbiamo dovuto salutare a malincuore tutta la gang dei fedelissimi del MacLaren’s Pub. Tristi per l’addio, ma anche ted-iati da questa lunga e dilatata attesa del fatidico incontro tra Ted e la fantomatica madre dei suoi figli.
Gli indizi c’erano tutti, celati, a volte appena accennati, ben camuffati, sicuramente misurati col contagocce, ma c’erano. Forse quello più palese, quello più intuitivo, era stato esplicitato in Time Travelers, meraviglioso episodio che si rivela essere tutta una fantasia di un Ted mai visto così depresso e disperato, il quale confessa che farebbe di tutto per avere anche solo quarantacinque giorni in più insieme alla futura moglie:
Last Forever è un finale spiazzante, soprattutto perché – senza aver il tempo di metabolizzare la dolorosa perdita di questo adorabile (forse troppo) personaggio che non avevamo ancora conosciuto abbastanza, senza digerire quel tragico ma non improbabile divorzio tra Robin e Barney a distanza di un solo episodio da quando si sono sposati – ci ritroviamo Penny e Luke a incitare Ted di buttarsi tra le braccia di Zia Robin! Dopo aver fatto insieme a lui quella strada lunga e tortuosa per separarsene e lasciarla andare, ci ritroviamo esattamente al punto di partenza.
In giro per i social e forum, ho letto i più disparati (e disperati) commenti, che vanno dall’entusiasmo alla delusione, dal fervore alla rabbia. Tra i tanti ho decisamente apprezzato quello del nostrano sceneggiatore Roberto Recchioni: “Il finale di HIMYM mi ha messo del tutto in crisi. Da una parte c’è una stima sconfinata per gli sceneggiatori che hanno giocato una meravigliosa partita di poker, bluffando. Dall’altra, il disappunto emozionale di uno che aveva puntato tutte le sue fiches sentimentali sulla carta sbagliata”. Sinceramente è stato quello che ho provato anche io, dopo che insieme a Ted avevo appeso e incatenato quel maledetto corno blu al muro e mi ero riparato dalle intemperie delle vita protetto dall’ombrello giallo. O meglio dalla confortante idea che esso rappresentava.
Un idilliaco riparo da tutti i pugni, i graffi, i lividi, il dolore che inevitabilmente la vita ci riserva.
Il premio del karma che riporta l’esistenza sui giusti e meritati binari.
Quell’ombrello doveva essere il mio finale rassicurante.
In fondo alla navata del telefilm volevo scoprire che anche per un dongiovanni e una carrierista è possibile cambiare se stessi per amore a tal punto da vivere un sereno e comune matrimonio, che è possibile crescere e mettere su famiglia – in poche parole diventare adulti – senza perdere la quotidianità di vedersi spensieratamente con gli amici davanti un drink, che si può essere appagati insieme al proprio partner senza rinunce e sacrifici, che esiste l’anima gemella con la quale vivere felicemente insieme fino alla fine dei propri giorni. Perché in fin dei conti chi si accontenterebbe di un Beinaheleidenschaftsgegenstand, di qualcosa che è “quasi la cosa che vuoi … ma non è abbastanza”? Vero Ted? Vero Robin? Vero Barney? Vero Lily e Marshall?
Noi tutti vogliamo il Lebenslangerschicksalschatz, che come ci spiegava lo spocchioso ridicolo omino tedesco su quegli stessi binari di Farhampton è “il dono del destino di tutta una vita. […] Non è qualcosa che cresce col tempo, è qualcosa di… istantaneo. Ti travolge come l’acqua di un fiume dopo una tempesta, riempiendoti e svuotandoti contemporaneamente. Lo senti nel tuo corpo, nelle tue mani, nel tuo cuore, nel tuo stomaco, nella tua pelle. Hai mai provato qualcosa del genere? Se ci devi pensare, non lo hai provato. […] Alla fine tutto lo troviamo… è solo che non sai quando, né dove”. Ma una volta arrivati a quell’incantato dove e quel magico quando, quanto può davvero durare? Tutta una vita? That’s the dream, direbbe l’edonista Barney, ma la verità che ci hanno raccontato Carter Bays, Craig Thomas e Pamela Fryman attraverso le vicende di questo divertente, iperbolizzato gruppo di personaggi è ben altra. Ed è che dura, appunto, un istante. Tutto il resto è fare scelte e sperare che il contraccolpo della scelte non sia troppo pesante.
Che Ted ci stesse sempre raccontando altro dall’incontro fatidico tra lui e Tracy McConnell era lampante già dalla prima stagione quando della madre non si era fatto ancora alcun accenno nella trama, ma quando alla fine dell’ottava il personaggio ha finalmente fatto capolino sullo schermo coi suoi occhioni da manga e il suo sguardo stralunato, ad un certo punto si è cominciato a credergli. Si è voluto credergli. Ma in fin dei conti era troppo perfetta, era troppo al posto giusto, al momento giusto, con le parole e le battute giuste, capace sempre di farci riflettere ridere ed emozionare in poche ma pregnanti scene. Quell’aureola di perfezione e santità alla fine si è rivelata l’idealizzazione di un uomo romantico che così vuole ricordare a se stesso e ai suoi figli la defunta e amata moglie. Ma anche di uomo che vuole andare avanti. E – paradossalmente – lo fa tornando indietro, accettando che quel “non abbastanza” ( rappresentato dalla sua prima fiamma Robin) è comunque abbastanza e restando fedele alla sua natura di inguaribile romantico. Perchè non basta fare le scelte giuste per cambiare davvero se stessi. Ed è più facile che noi cambiamo scelta, piuttosto che le nostre scelte cambino del tutto noi.
Ma c’è una scelta che, se fatta col cuore, è quella che può davvero durare per sempre. Ed è la scelta degli amici, di quei compagni di vita che se non potranno esserci tutti i giorni, ci saranno sempre per i momenti più significativi. Il vero motore di how i met your mother non è mai stato l’universo, il karma, il destino o l’amore, ma l’amicizia. Il miglior lebenslangerschicksalschatz che possiamo sperare di trovare sono le persone con le quali scegliamo di esserci nei momenti più importanti. E soprattutti in quelli più difficili.