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Dove andare a Napoli? CAPPELLA SANSEVERO

di Veronica Cimmino

Dedicato a quanti si domandano spesso: “Dove vado? Che faccio oggi?”. Bene, la risposta a quanti hanno voglia di darsi un appuntamento con l’arte, con la storia, con la conoscenza del proprio patrimonio storico-culturale è la Cappella Sansevero.Cominciamo con Napoli: oggi, in una giornata ahimè piovosa, mi dirigo a passo svelto verso la Cappella dei Sansevero, nel pieno centro storico di Napoli, dove, stando all’archeologia, sarebbe nato il primo nucleo della città di Neapolis, fondata nel 470 a. C. Percorrendo le strade del centro storico, mi accorgo subito di percorrere strade che sono parallele e perpendicolari tra di loro secondo un impianto non casuale, ma che rispecchia, ancora oggi, l’antica divisione del territorio alla maniera greca. Svolto, quindi, in Via Francesco De Sanctis e mi dirigo in biglietteria, entro in cappella. Fondata da Giovanni Francesco Sangro alla fine del Cinquecento con l’intento di crearne un sacello sepolcrale per la sua famiglia e collegata direttamente al suo palazzo sito non molto distante. Ma fu Raimondo di Sangro che concepì e mise in opera l’apparato iconografico oggi visibile.
Cappella Sansevero Giace inerme, al centro della cappella: un agglomerato di visitatori, tutti curiosi di scorgere il volto del Cristo avvolto tra il velo, a turno si occupa il posto che permette di inquadrarne il volto, di rimanere qualche secondo a fissarlo come se ognuno si aspettasse che da un momento all’altro apra gli occhi e si muova, perché se è una scultura, questa è troppo minuziosa per esserlo, forse è fatta di carne ed è ancora viva quella figura che si mostra sotto la trasparenza del velo. Se davvero esiste la perfezione, signori miei, questa è la perfezione. Cinque euro ben spesi, cinque euro per essere a pochi centimetri da uno dei capolavori più invidiati al mondo, ma è qui, a Napoli, vi presento il cosiddetto “Cristo velato” nella Cappella Sansevero
0563A_ 006 Cappella SanseveroBisogna scorgersi, con la testa, un tantino oltre le transenne per apprezzare i caratteri minuziosi del ricamo agli angoli della veste e ricercare ancora i caratteri che ci convincano che si tratti di una scultura, perché non ne siamo ancora convinti. E’ proprio dal lato opposto rispetto al volto del Cristo che si ha modo di apprezzare a pieno l’opera di Giuseppe Sanmartino: le pieghe del velo convergono con armonia verso il volto portandoci a guardare con curiosità dall’altro lato. E’ questo il lato che preferisco, quello opposto al volto del Cristo, perché conduce, perché ci porta ad alzare il volto per vedere dall’altro lato, a correre dall’altro lato. Ma è guardandolo dall’alto che questo capolavoro stupisce: la mano che scende sul fianco di cui riusciamo a percepire la leggerezza e la testa, volta di lato, che ricorda la serenità di chi sta dormendo; la solidità delle membra, ancora intatte, che il velo mostra senza cesura; il velo, più teso sui piedi, ne mostra le unghie e le vene.

Ancora, prima di spostarci, uno sguardo al minuzioso rendimento delle nappe e delle pieghe dei cuscini. E’ il 1753 l’anno in cui Giuseppe Sanmartino plasma non una scultura, ma un uomo, un uomo che ancora oggi respira sotto il velo.
cristo velato Cappella SanseveroSpostiamoci in un’altra sala della Cappella Sansevero, nella cavea sotterranea, dove sono le famose Macchine anatomiche create dall’anatomista siculo che Raimondo di Sangro ingaggiò nel 1763, Giuseppe Salerno. Si tratta di scheletri veri di un soggetto maschile e di uno femminile, a cui, grazie al sistema del calco, sono stati riprodotti in cera le varie parti anatomiche e le vene. Ma non tutti gli studiosi sono d’accordo, molti vedono impiegato l’utilizzo di un altro sistema: la cera liquida è versata in un tubo in cui siano stati inseriti filo di ferro o spago; altri ancora, non sicuri che inizialmente si trattasse di cadaveri ma di persone vive su cui erano condotti esperimenti, pensano che a questi fosse stato fatto ingerire del liquido sconosciuto che avrebbe metallizzato i vasi sanguigni e che in seguito i due cadaveri sarebbero stati spogliati degli altri organi, lasciando la struttura ossea e quella del sistema circolatorio. Ma perché sono state create? Probabilmente per offrire alla scienza dell’epoca uno strumento conoscitivo dell’anatomia umana. Altre ipotesi sono state formulate, ma non ci è dato di conoscere, almeno fino ad ora, una risposta precisa. Ad ogni modo, non esistono altri esempi di questo tipo in tutto il mondo.

Info pratiche Cappella Sansevero

Dove: Via Francesco De Sanctis, 19/21
Orari: giorni feriali dalle 9:30 alle 18:30/ Domenica e giorni festivi dalle 9:30 alle 14:00/ Chiuso il Martedì.
Tariffe: biglietto ordinario 7 euro/ ragazzi dai 10 ai 25 anni compiuti 5 euro/ scuole 2 euro/ minori di 10 anni gratis/ scuole 2 euro/ Artecard e Convenzione Alitalia 5 euro.
Info: info@museosansevero.it – www.museosansevero.it

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