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Metodo Stanislavskij. Guida terminologica per fare colpo quando si parla di teatro

di Cinzia Cicatelli

Quante volte vi è capitato di ritrovarvi nel boudoir di un teatro durante l’intervallo e di sentire una spocchiosa intenditrice affermare: “Questo attore X mette in pratica superbamente il metodo Stanislavskij”? Oppure vi è successo di parlare con qualche amico (sedicente) attore che dopo il saggio di fine anno (che puntualmente chiamerà “la prima”) esclamare con la solennità di un divo: “Il metodo Stanislavskij richiede così tanto impegno…”, e poi via un sospiro artistico di 10 secondi?

Ebbene, a me è capitato e tutte le volte si è stampato sul mio viso un grosso punto interrogativo: ma che cavolo è questo metodo Stanislavskij? In cosa consiste?

Io sono una grande appassionata di teatro, ma il mio è un approccio – se vogliamo – letterario-emotivo. Scelgo lo spettacolo da vedere in base all’opera in scena (ammetto che se il titolo richiama Shakespeare mi fiondo come una lince) e la giudico in base alle emozioni che mi ha trasmesso. STOP. Forse è limitativo, ma faccio parte della schiera che pensa: se ci hai messo 12 anni per mettere su uno spettacolo con tutto l’AMBARADAN tecnico/artistico che vuoi, ma mi fai dormire sulla poltrona, significa che fa schifo. AMEN.

Ritorniamo a noi. Una delle cose che odio è sentire parlare di ciò che amo con parole dall’oscuro significato, e aggiungiamoci che al termine “metodo” – già di per sé impegnativo – segue la sonorità astrusa del nome russo: PANICO. Non mi sono data per vinta e ho fatto una bella ricerca, in modo da poter sfoggiare (oltre che comprendere, ovviamente) anche io  questa bella espressione, che fa molto “io sì che me ne intendo di teatro!”. Sapete cosa ho scoperto? Che lo stracitato metodo non è altro che una tecnica di immedesimazione e reviviscenza (sospiro di sollievo- solo per noi spettatori!).

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Ma chi è anzi chi era Stanislavskij? Entriamo nei dettagli.

Konstantin Sergeevič Stanislavskij (Mosca 1863-1938) era un attore e regista, diventato poi uno dei più noti teorici teatrali. ’approccio del russo alla recitazione è di stampo psicologico, può essere interpretata come una psicotecnica, visto alcuni suoi elementi che richiamano la memoria emotiva e la trance terapeutica.

Leggiamo su Wikipedia (Dio benedica le OPEN SOURCE!)

Il metodo si basa sull’approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell’attore. Si basa sulla esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo. Per ottenere la credibilità scenica, il maestro Stanislavskij creò esercizi che stimolassero le emozioni da provare sulla scena, dopo aver analizzato in modo profondo gli atteggiamenti non verbali e il sottotesto del messaggio da trasmettere.

L’attore, quindi, per far vivere il personaggio prima dentro se stessi e poi sulla scena deve affrontare e superare i propri limiti, scoprire e valorizzare le sue potenzialità in una sorta di autoanalisi che avviene in due procedimenti:

1-      Processo di personificazione: si basa su esercizi di rilassamento muscolare, impostazione della voce e modiche della fisicità dell’attore;

2-      Processo di reviviscenza: si basa sull’immaginazione, sulla divisione del testo, sull’attenzione e sull’identificazione del tempo-ritmo e deve essere perfettamente sincronizzata con la personificazione.

 La difficoltà del metodo Stanislavskij per l’attore risiede nel trovare dei punti di contatto tra la sua vita e quella del personaggio, scovare delle analogie tali da provocare simili emozioni.

Solo in questo modo l’interpretazione risulterà credibile.  Come dice Matteo Porretta: “Questo processo è molto lontano dall’immedesimazione che prevede la scomparsa dell’attore in virtù del personaggio. Qui si tratta di un innesto, di una sintesi, di un parto. O meglio ancora di una simbiosi vivente tra vita dell’attore e vita del personaggio. Non scompare né l’uno né l’altro. Entrambi partecipano alla creazione di una terza vita”.

Cari lettori neofiti di terminologia teatrale, vi sentite rincuorati? Adesso conoscete (almeno per sommi capi) in cosa consiste il metodo Stanislavskij e potrete: controbattere ai vanti degli attoruncoli, fingervi intenditori, sfoggiare un linguaggio forbito per far colpo o, più semplicemente, capire cosa vogliono propinarvi alcuni corsi di recitazione. Tutto questo approfondendo una sola parola… quanto è vero che la conoscenza è potere!

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