di Mario D’ Errico e Davide Bova
Qualche giorno fa abbiamo incontrato Egidio Cerrone, in arte Puok e Med.
La nostra indole da Puok, abbinata alla voglia di fargli tante domande, ci ha spinto a proporgli una pranzo-intervista.
Abbiamo così scoperto che Egidio non aveva mai mangiato da “Imperatore” ai Colli Aminei a Napoli, un Cult per chi ama mangiare in modo fast ma very good.
Quale pretesto migliore, allora, per incontrarci lì e, tra un frittatina ed una pasta e patate (ma non solo), chiacchierare con il più famoso, soprattutto tra i giovani, “critico culinario” della Campania.
Una piccola nota: per noi, “Le avventure culinarie di Puok e Med” sono davvero un oracolo. Prima di uscire per una cena tra amici, la scelta del locale è sempre inspirata dalle sue magnifiche foto e descrizioni di piatti. Consigliamo, infatti, a tutti di visitare il suo Blog ma… attenti all’ acquolina in bocca.
Ecco cosa ci ha svelato Egidio nel corso del nostro pranzo:
Come e quando è nato il progetto de “Le avventure culinarie di PuokeMed”?
“Per gioco tra gli amici più cari. I primi a riconoscere una capacità innata di far sbavare la gente e dare buoni consigli, e i primi a stimolarmi a trasformare quei racconti live in righe. Avevano ragione.”
Ci descrivi in una frase, per i pochi che ancora non lo conoscono, cos’è il tuo Blog?
“È un piccolo viaggio nella Campania e non solo. Uno di quei viaggi in cui i monumenti da visitare sono pizzerie, friggitorie e paninoteche. Puokemed è un racconto a puntate di questo meraviglioso viaggio.”
Una curiosità: visti i continui pranzi e le tante cene, da quando hai iniziato le avventure, hai preso qualche chilo? Se sì, ti va di dirci quanti?
“Certo. Il galateo però dice che non bisogna mai chiedere l’età a una donna e i kg presi a un Puok, mi dispiace.”
Di certo questa non sarà la prima intervista che ricevi. Ecco, c’è una domanda che avresti sempre voluto ricevere sul progetto e che invece nessuno ti ha mai fatto? Qual è? Perché non ci dai anche la risposta?
“Si, questa: Ma come fai ad organizzarti tra lavoro, blog, eventi, la pagina del blog, la pagina dei panini, quella delle pizze, quella dello street food, Instagram? E la risposta è Teresa.”
Qual è stato il momento più bello ed emozionante dall’inizio di questo percorso?
“Te ne dico quattro o cinque in ordine cronologico.
1) gli occhi rossi di Ciro Mazzella quando lesse il mio primo episodio a lui dedicato;
2) ogni volta che la mia migliore amica [Maria Bellopede] si sacrifica per me e per il mio progetto mettendo a disposizione i suoi scatti, la sua fotocamera e la sua pazienza;
3) quando una mia amica giornalista mi ha detto pubblicamente che ho sprovincializzato il food, e forse non c’è cosa più bella che potessero dirmi;
4) ogni volta che incontro un fan che condivide il mio stesso entusiasmo, e soprattutto vederli venire in centinaia a quei pochi eventi che ho fatto;
5) e infine quella volta in cui non solo uno come Donpasta mi ha invitato a presentare il suo libro, ma il giornalista che lo ha presentato insieme a noi (che anche nel privato è un po’ scarso a sentimento perchè straimpegnato) ha usato parole per presentarmi davvero bellissime, dando credito e supporto al foodwriter col nome più futile del web, ma che forse di futile ha solo quello (citando un vecchio film di Sorrentino).”
Sappiamo che Puok e Med nasce soprattutto nella “cucina di mammà”. C’è un piatto, cucinato dalle mani di tua mamma, che ami particolarmente?
“I suoi gnocchi. E il suo tiramisù. E i suoi gnocchetti sardi al forno. E i suoi coccioloni con la pelata. E…sono 26 anni di amorevole goduria. Che ti devo dì, che te lo dico a fa.”
Il cibo per te è solo una passione oppure è diventato anche un lavoro? Nella vita di tutti i giorni il Puok chi è e che lavoro fa?
“Sono un biotecnologo, ma non rifiuto l’idea di lavorare anche in questo mondo in cui mi diverto da morire. Un sito, un canale video, e un paio di progetti in collaborazione sono in cantiere. Vorrei far diventare Puokemed una cosa sempre più bella, e per le idee che ho servono nuove risorse umane ed economiche. Magari mò legge qualcuno e viene a finanziare qualche progetto, grazie per la domanda (ride).”
Una delle tue idee che la nostra redazione ha più apprezzato è stata quella del “Pellegrimangio”. Hai in mente di ripetere l’iniziativa? Se sì, questa volta dove ti porterà?
“Sono passati mesi dal primo Pellegrimangio e ancora oggi mi arrivano un paio di messaggi al giorno in cui mi chiedono la stessa cosa, e soprattutto di ricordarmi di loro come potenziali pellegrini. Il Pellegrimangio vol. 2 si farà, forse so dove, ma non so quando. Ci devo pensare, deve essere un fatto bello, maggiore uguale del primo.”
Facciamo qualche domanda flash:
– Sfogliatella o babà?
“Babà”
– Pizza o panino?
“È come mamma o papà. Per non far orendere collera a nessuno diciamo frittatina và (ride)”
– Melanzane alla parmigiana o peperoni “mbuttunati”?
“Parmigiana”
Le tue avventure, fino ad oggi, ti hanno portato sempre a Napoli e dintorni. C’è però un’altra cucina, anche straniera, che ti fa impazzire?
“Ho visto qualche documentario e ho letto qualcosa in rete di tutta quella cucina giapponese che in Italia non è arrivata. Zuppe e tagliate di carne incredibili, altro che sushi, sashimi e poco altro. Oppure mi piacerebbe fare un lungo viaggio nel sud degli Stati Uniti, vorrei farmi una cultura del vero barbecue, passando qualche giorno con quei brutti ceffi che affumicano anche i coccodrilli e ancora qualche giorno insieme alle famiglie del vero sud, magari quelle di colore che hanno ereditato dai loro antenati, quelli schiavizzati nelle piantagioni, quella mano super sud che mi sogno la notte.
Ci saluti come saluterebbe un vero Puok e Med?
“Ciao uagliù, e che la fame sia sempre con voi.”