Nome: Michela
Cognome: Fabbrocino
Età: 27
Residenza: Napoli
Talento: raccontare storie
Altre passioni: rilegare in modo assurdo i libri
1. Quando hai preso per la prima volta una macchina fotografica in mano? E come/quando sei riuscita a trasformare la tua passione in una professione?
Tempo fa ordinando vecchie fotografie ne ho trovato una che ritraeva la mia famiglia, i colori erano tenui, i soggetti mossi, sul retro si leggeva: prima foto scattata da Michela, credo di non aver avuto più di sei anni e una pesante macchina analogica al collo. Da grande ho avuto la possibilità di seguire per molti anni un direttore della fotografia che mi ha insegnato più di quanto qualunque scuola abbia mai fatto. Oggi, cerco di essere una fotografa.
2. C’è stato un momento particolare in cui hai capito che la fotografia sarebbe dovuta diventare parte integrante della tua vita? Racconta un aneddoto.
Davanti a me centinaia di corpi attraversavano lo spazio per una manifestazione religiosa, la loro presenza era forte e impetuosa, io ero lì con la mia macchina, non disponevo né desideravo altri mezzi per racchiudere quelle immagini. Come una canta-storie, la fotografia è il mio mezzo per narrare.
3. C’è una corrente o un fotografo a cui ti ispiri o che ti ispira?
Quand’ero all’università la mia attenzione cadde a lungo su Diana Arbus, mi piacevano i soggetti che aveva scelto di ritrarre, la sua visione “quadrata”. Oggi sono molto affascinata dalla fotografia documentaristica, sia passata che presente.
4. Quali i soggetti che preferisci fotografare e perché?
Da sempre sono stata attirata da una fotografia sociale, antropologica e documentaristica. Il cambiamento più forte che ho avuto nell’ultimo anno è stato voler fare ricerca, la voglia di passare del tempo a studiare prima di lavorare alla parte visiva di un progetto. Amo in ogni caso fotografare le processioni religiose, quelle colme di persone, in cui la celebrazione è ancora poco nota.
5. Come scegli cosa fotografare? O meglio scegli tu in base alle emozioni del momento o “ti fai scegliere”?
Di solito la mia è una fotografia pensata o meglio, tutte le foto vengono fuori da un progetto, non mi piace scattare foto “casuali” da news, cerco piuttosto di lavorare sui miei progetti. In ogni caso anche se il progetto può essere pensato, le fotografie che lo compongono non lo sono mai. Le immagini che nascono sono sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che non ti aspetti, la somma di molti fattori tecnici e emozionali che ti permettono di scegliere proprio quella visione rispetto alle centinaia di altre possibilità.
6. Qual è lo scatto/gli scatti a cui sei più legata?
Mah, quelli che verranno.
7. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto ultimando proprio in questi gironi un lavoro, che è anche il mio progetto di tesi, una fotografia antropologica e di ricerca, molto lontana dal mio abituale modo di fotografare. E’ un progetto molto particolare svolto in condizioni di “chiusura”. Spero possa essere presto un prodotto tangibile così da poterlo mostrare a tutti voi.
8. Dicci dove possiamo seguirti.
Questo è il mio sito —> MICHELA FABBROCINO