La nascita della Nouvelle Vague, un nuovo movimento cinematografico francese, la si fa coincidere con la presentazione al Festival di Cannes di due film di grande innovazione accolti dal pubblico con grande entusiasmo nel maggio del 1959 : “I 400 colpi” di Truffaut e “Hiroshima, mon amour” di Resnais.
Della Nouvelle Vague fanno parte diversi registi cresciuti come critici negli anni precedenti attorno alla rivista Cahiers du Cinema, ma anche altri che hanno già una pratica nel documentario.
Con ciò non ci si riferisce ad un movimento o ad un gruppo che ha degli intenti già programmati, ma ci si deve riferire alla Nouvelle Vague come una nuova ipotesi di cinema. Ovviamente possiamo trovare alcune linee di tendenza che accomunano questi autori. In primo luogo la loro volontà di abbassare i costi di produzione, reagendo in questo modo contro il cinema commerciale. Lasciano i teatri di posa in favore degli ambienti naturali, si servono di troupe ridotte, girano con poche apparecchiature, in bianco e nero, facendo a meno di attori famosi. In questo modo riescono ad abbassare notevolmente i costi, grazie anche all’utilizzo di apparecchiature tradizionali ma con una diversa organizzazione delle riprese, semplificando le tecniche linguistiche e utilizzando pellicole ultrasensibili che rendono possibili senza troppe difficoltà le riprese in esterno con luce naturale. Ma l’apporto innovativo della Nouvelle Vague non può essere certamente ridotto al contenimento dei costi o alla disinvoltura nei confronti della tecnica.
Infatti ciò che viene messo in discussione è la vocazione realistica del cinema e il modo in cui ciò si racconta. Da un lato si tende a creare una tipologia di cinema in cui realismo e finzione si mescolano, mentre sul piano narrativo ci si sottrae alla concatenazione obbligata degli eventi e si lascia entrare l’elemento casuale, stimolando un’ apertura che chiama in causa lo spettatore. Si parte dal presupposto che tutto è filmabile, si privilegiano i tempi morti e si sceglie un nuovo modo di fare cinema ponendosi di fronte a quello precedente conoscendolo perfettamente. Questa è una delle caratteristiche degli autori della Nouvelle Vague, quasi tutti hanno svolto attività di critica prima di passare alla regia. Sopra di tutti spicca Renoir, un grande esempio per la spontaneità controllata con cui procedono le sue storie, per l’apertura verso nuove tecniche e per l’antiaccademismo. Accanto troviamo Roberto Rossellini, un altro grande maestro, amato per il modo libero di raccontare da lui inaugurato. Ma oltre all’ ammirazione per questi mostri sacri, c’è anche quella per registi meno conosciuti come Melville, di cui si apprezza la sua capacità di ridiscutere i generi. Come Melville anche Rouch è molto ammirato.