Ieri sera, presso l’Anteo Spazio Cinema a Milano, si è tenuta l’anteprima del film Ritratto di famiglia con tempesta, nei cinema dal 25 Maggio, con il regista Hirokazu Kore’eda. In sala anche Paolo Mereghetti – critico cinematografico e giornalista del Corriere della Sera – che ha intervistato Hirokazu Kore’eda dando voce alle domande del pubblico attento e ancora immerso nelle atmosfere del film.
Ritratto di famiglia con tempesta è un film intimo e poetico, un dramma familiare pieno di ironia, che analizza in modo realistico la vita di una famiglia giapponese.
Il protagonista del film è Ryoto (Abe Hiroshi), un giocatore d’azzardo che vive alla giornata e diventa detective privato specializzato in tradimenti. Ryoto ha scritto un romanzo di successo da giovane e tenta di concludere il suo nuovo libro. Prova ancora dei sentimenti per l’ex moglie Kyoko (Maki Yoko) e ha un rapporto complicato con il figlio Shingo, che riesce a vedere solo una volta al mese.
Ryoto, sempre impegnato a perdere il denaro destinato al figlio tra corse e biglietti della lotteria, teme di deludere la sua famiglia a causa delle continue bugie e realizzare il suo peggiore incubo: diventare come suo padre.
Un elemento fondamentale in tutti i film di Hirokazu Kore’eda è la musica, che secondo lui non deve essere usata con l’intento amplificare le emozioni, ma semplicemente come intervallo tra una scena e l’altra. Piuttosto, Kore’da si concentra sull’acustica della quotidianità, sui suoni della vita di tutti i giorni: l’acqua che scorre riempiendo la vasca da bagno, lo sfrigolare del cibo sui fornelli.
Tutto questo gli consente di creare in Ritratto di famiglia con tempesta un effetto naturalistico, una narrazione quasi tridimensionale.
Il film è ambientato nei tipici quartieri di case popolari giapponesi, dove il regista stesso ha vissuto per circa venti anni, da quando era bambino. Proprio per questo la storia raccontata è, in qualche modo, biografica. Il personaggio di Ryoto altri non è che la rappresentazione di un suo caro amico, il gioco d’azzardo era un grande vizio di suo padre: Hirokazu voleva ricreare fedelmente la realtà della sua infanzia.
La relazione tra padre e figlio è uno dei temi principali nel cinema di Hirokazu Kore’eda.
«Il rapporto con mio padre è sempre stato complicato. Da quando sono diventato padre, tuttavia, mi sono avvicinato a lui, ho compreso le difficoltà che questo ruolo comporta».
Anche Father and Son, film del 2013, affronta questa tematica raccontando la storia di due bambini scambiati nelle culle. In questo caso, spiega il regista, la riflessione riguardava il tentativo di capire cosa effettivamente crei un rapporto di affetto tra genitori e figli, al di là del legame di sangue.
I rapporti personali nei film di Hirokazu Kore’eda restano sospesi, i finali sempre aperti e malinconici. Questo perché lo spettatore deve riflettere se stesso nel film che guarda, sarà lui a scegliere il finale.
«Non c’è mai un finale preciso nei miei film, desidero che sia lo spettatore a sceglierlo sulla base delle sue esperienze intime e personali, delle risposte che l’esistenza ha saputo dargli. Il mio cinema non deve dare risposte, deve creare domande che esigono risposte».
In conclusione, Hirokazu Kore’eda parla al pubblico dei suoi registi preferiti e dei suoi progetti futuri.
Una cosa ci colpisce particolarmente: Hirokazu racconta di essersi innamorato del cinema e di aver scelto questa strada grazie ad un film di Federico Fellini, visto ai tempi dell’università: da allora il regista italiano è da sempre uno dei suoi modelli principali. Hirokazu Kore’eda ci lascia dicendo che ha ancora molto da migliorare di sé, sia come regista che come padre. Continuerà a mettersi alla prova e sperimentare tramite il suo linguaggio prediletto: quello del cinema
Noi non vediamo l’ora di assistere ai prossimi lavori del regista giapponese. Nel frattempo, vi consigliamo di non perdere Ritratto di famiglia con tempesta, in sala dal 25 Maggio.