Home Arte STONEHENGE: teatro di una tradizione antica

STONEHENGE: teatro di una tradizione antica

di Veronica Cimmino

Sono ventunomila le persone che hanno celebrato il solstizio d’estate, giorno più lungo dell’anno, intorno allo Stonehenge. Molti curiosi, ma soprattutto pagani e druidi (sacerdoti celtici), in una celebrazione che si svolge da circa cinquemila anni. In molti stenterebbero a crederlo, anche perché si è soliti pensare al Regno Unito come Londra e basta, e solo in pochi si avventurano in paesi in cui tuttora molte tradizioni sono vive e senz’altro evidenti. All’apparenza un “raggruppamento” del genere non risulta anomalo, visto che i curiosi mascherano i veri e propri fedeli, che, in realtà, non sono giunti qui per curiosità, ma per portare avanti una tradizione antica. Il druido Frank Summers spiega:

Ci riuniamo in circolo cosicché l’uno è uguale all’altro, poi ci rivolgiamo ai quattro punti cardinali partendo da nord, dove risiede la madre terra, quindi è il turno dell’aria, del fuoco e dell’acqua. L’idea è di invitare i nostri antenati a partecipare e ad osservare quello che stiamo facendo.”

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Per capire a pieno questo rito, occorrono alcune considerazioni di tipo astronomico: il sole nel suo moto apparente intorno alla terra sembra fermarsi per alcuni giorni in un punto preciso, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto, finché il 24 giugno e il 25 dicembre (rispettivamente solstizio d’estate e solstizio d’inverno) ricomincia a sorgere, ogni giorno sempre più a sud sull’orizzonte (a giugno) e sempre più a nord (a dicembre), determinando in maniera graduale l’allungarsi o l’accorciarsi delle giornate.

stonehengeFin dall’antichità gli uomini si erano resi conto di questi cambiamenti e il cambio di direzione che il sole compie il 21 giugno, riprendendo la sua corsa sull’orizzonte, era salutato come l’inizio di una nuova vita. La religione cristiana, conscia degli effetti che queste festività potevano avere, si preoccupò sin da subito di sovrapporre a queste date due festività, quella di San Giovanni del 24 giugno e quella di Natale del 25 dicembre. Ma, ancora una volta, sacro e profano si mescolano, nonostante i tentativi ostinati della Chiesa di sradicare il profano. Il 24 giugno, ad esempio, è il giorno in cui, secondo la tradizione, le streghe si recano verso il “Grande Noce di Benevento”, l’albero sul quale una dea lunare avrebbe sconfitto un diavolo, rimandandolo negli inferi: esistono infatti tutta una serie di riti connessi all’uso di erbe magiche per impedire che, durante questo volo delle streghe, queste si fermino presso la dimora di qualcuno.

Ma veniamo allo Stonehenge!

Stonehenge_by_eqgrooveIl sito megalitico di epoca neolitica si erge nella piana di Salisbury, a circa 130 km a sud-ovest di Londra, dove pietre di circa 40 tonnellate si stagliano isolate sulla piana da circa cinquemila anni. Si è detto molto sulle sue funzioni: dall’orologio astronomico al tempio religioso o addirittura luogo di sepoltura dell’età del bronzo. Secondo l’astronomo e scienziato Norman Lockyer, gli archi che compongono i vari cerchi concentrici sono rivolti verso il sole e le costellazioni, allo scopo di studiare gli spostamenti di questi astri in base alle ombre proiettate dalle pietre e a certi allineamenti tra sole e archi che si verificano in alcuni giorni dell’anno. Secondo Gerald Hawkins, astronomo americano, lo Stonehenge consente di effettuare complicati calcoli sul sorgere e tramontare del sole, sui movimenti della luna e sulle eclissi.

Ma i popoli vissuti 5 mila anni fa da dove avrebbero desunto tali conoscenze per creare uno “strumento” simile? E, soprattutto, come sono riusciti a spostare e posizionare i blocchi di pietra? Non ci sono risposte. Proprio come accade per i monumenti dell’antico Egitto, del popolo Inca e di molti altri, non siamo in grado di dare risposte riguardo la complessità delle conoscenze e la possibilità di trasportare blocchi di notevoli dimensioni quando non esistevano macchinari in grado di farlo. C’è chi, poi, trova risposta in leggende: in una della prime opere dedicate a Re Artù, la “Vita Merlini” di Geoffrey of Monmouth, si parla di un complesso circolare composto da enormi pietre, la Chorea Gigantum (“Danza dei giganti“) che si trovava in Africa, poi portato in Irlanda da un popolo di giganti. Qui era stato sistemato sul Monte Killarus, come monumento funebre. Re Uther Pendragon tentò di trasportarlo in Inghilterra, ma l’impresa era superiore alle sue forze, così dovette rivolgersi al mago Merlino, il quale, lo trasferì nella piana di Salisbury, dove esiste tuttora con il nome di Stonehenge. Si tratta di storia o di leggenda? Che validità può avere il testo?
Io non stenterei a crederci, tra l’altro, non abbiamo, al momento, altre risposte. E voi?

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