“Non c’è alcuna ragione perché una storia sia come una casa con una porta per entrare, delle finestre per guardare gli alberi e un camino per il fumo. Si può benissimo immaginare una storia a forma d’elefante, di campo di grano o di fiammella di cerino.”
Era questa la promessa che Jean Jirò faceva nel 1975 in uno storico editoriale di Metal Hurlant, rivista francese che ha fatto la storia dei magazine a fumetti. Promessa che poi sarebbe diventata il manifesto di quella grande sperimentazione che in quegli anni si espanse a macchia d’inchiostro d’olio e alla quale ancora oggi la nona arte è debitrice. Manifesto che poi sarebbe diventato una vera e propria rivoluzione culturale e che fece dei fumetti uno dei media più fluidi, versatili e vicini alla cultura giovanile di quegli anni, capace di veicolare informazioni e d’ispirare arte. Non è un caso che chi proferì quelle parole, avrebbe deciso di trasfigurarsi anche lui come artista; non gli bastava essere Jean Jirò e, come il celebre nastro ritorto, cominciò a firmare le sue storie con il nome d’arte di Moebius.
L’intento principale di Moebius era emancipare il fumetto dagli schemi classici e rigidi, della gabbia e soprattutto della sceneggiatura che, per anni l’avevano carattererizzato e anche, in parte, intrappolato. Portare il fumetto dove nessuno lo aveva ancora portato, provare a farlo procedere con la sola forza del disegno e avendo come unico carburante il filo (spesso aggrovigliato) delle idee più pure, magari lubrificate da un po’ di sana ispirazione lisergica. I risultati sono quei capolavori come Il Garage Ermetico o Arzach che ancora oggi fanno scuola e continuano ad essere ristampati per riempire scaffali di librerie, di biblioteche e della fantasia di tanti appassionati! Ma se l’intenzione di Moebius era smantellare la costruzione classica delle storie a fumetti per poi ricostruirle con modalità nuove, più libere nella forma e nei contenuti, oggi, anche se l’era delle riviste a fumetti è esclissata, la sua lezione non è stata dimenticata, bensì è stata digerita e metabolizzata. Anzi, anche la sceneggiatura si è ripresa i suoi spazi, le sue regole e ne ha inventate di nuove. Qualche esempio?
Di J.H Williams e della sua Batwoman ne ho già parlato abbastanza, anche se lui agli elefanti preferisce di gran lunga storie a forma di pipistrello.
Un’altra recente sperimentazione grafica che miscela storia della musica, sci-fi e pura arte pop è Red Rocket 7. E’ un’opera multimediale, considerando che Mike Allred, il suo autore, ha anche realizzato un disco omonimo insieme alla sua band The Gear e il film Astroesque, che sono parti integranti del progetto. Se volete capire fin dove può spingersi un fumetto e la sua capacità di miscelare fantasia e realtà, se volete ripercorre le tappe più importanti della musica degli ultimi cinquant’anni (dai Beatles ai Sonic Youth passando per David Bowie) il viaggio di Red Rocket tra allucinazioni, raggi spaziali, cloni ed extraterrestri è la storia che fa per voi. Ve l’ho detto che il formato è a forma di vecchio 45 giri?
A forma di fisarmonica sono invece le storie di Biblioteca Onirica, una nuova collana editata da Alessandro Berardinelli Editore e dedicata ai sogni d’artista. Protagonista è appunto l’attività onirica: ogni volume è un leporello (ovvero un libricino costituito da una sola striscia di carta piegata a fisarmonica), nel quale sono raccontati, attraverso disegni, i sogni e gli incubi del suo autore. I primi artisti a prestarsi a questa cronoca figurata del proprio mondo interiore sono Enzo Cucchi, Andrea Bruno, Aka B, Alberto Ponticelli. E restando nella rete, le webseries di Verticalismi o il blog di Makkox, non sono storie con forme nuovissime che si adattano a nuovi supporti e modi di leggere?
Fumetti a forma di album, a forma di 45 giri, di verticale, di fisarmonica: ecco alcuni esempi di dove la nona arte può spingersi. Mi chiedo se il suo ispiratore avrebbe apprezzato! A me sicuramente non dispiacciono, ma in fin dei conti anche un avvincente Diabolik con una solida sceneggiatura, non è che mi dispiaccia.