I succhi d’erba mi ricordano l’infanzia. Chi non si è mai divertito a colorare fogli di carta con i colori e i materiali che la natura ci mette a disposizione? È divertente e semplice e penso che l’80% di noi si è entusiasmato, almeno una volta, a strofinare foglie sui fogli bianchi.
In realtá questa tecnica ‘fai da te‘ è una vera e propria chicca pittorica, che ha delle basi attestate.
Ricavare colori da materiali vegetali con la tecnica a succo d’erba è una metodologia purtroppo quasi del tutto abbandonata per la difficoltá pratica di utilizzo e per la facilitá con cui, nel tempo, il pigmento si deteriorava. Questa tecnica, però, ebbe particolare fortuna nel corso del ‘700, soprattutto in Giappone per la decorazione di carte, ventagli e tessuti di grande pregio come i kimono delle persone più ricche. L’effetto pittorico che si ricava con questa tecnica sta nella delicatezza dell’acquerello mista alla buona stesura e resa della tempera magra.
Anche in Europa questa tecnica ebbe larga diffusione tra il ‘600 e il ‘700 per dipingere tappezzerie in stoffa, usando colori vegetali stesi ‘imbibendo‘, cioè impregnando tele senza bisogno di preparazioni a gesso e colla come abitualmente si usava fare per i dipinti ad olio o tempera. La tecnica ricorda un po’ quella dei guazzi rinascimentali, ma la resa dei colori risulta avere toni un po’ diversi ed una notevole brillantezza.
Proprio nella resa che si ottiene, può essere considerata un mix tra acquerello e tempera magra ma, a differenza di quest’ultima, la tecnica a succhi d’erba non prevede un legante per i pigmenti. Infatti si tratta semplicemente di colori vegetali diluiti in soluzione d’acqua arricchita d’allume che funge non da legante, ma da fissativo per un risultato vivo e brillante dei colori. Il disegno sul tessuto era di solito eseguito con la tecnica dello spolvero e successivamente i colori usati vanno dal mallo di noce, ai blu scurissimi, quasi nero, tratto dai tralci di vite.
Come per gli acquerelli, anche per i succhi d’erba la stesura pittorica è priva di corpo, cioè risulta trasparente.
Per questo motivo, si lavora a velature, ovvero sovrapponendo più stesure pittoriche per arrivare alle gradazioni di colore desiderate. Chi l’avrebbe detto che la moderna coloreria per tessuti abbia riscontri e origini storiche così interessanti! Peccato che la delicatezza di questi colori abbia lasciato poco impiego a tale tecnica.
Se possiamo concludere con una riflessione molto romantica e sentimentale, possiamo costatare quanta bellezza e, soprattutto delicatezza, la natura ci offre.
Sará meglio ricordarlo sempre quando la deturpiamo e la maltrattiamo.