Questa settimana apriamo la rubrica con una visita al Convento di San Domenico Maggiore di Napoli: qui in corso, una mostra impossibile, così definita dall’evidente sforzo di mettere insieme più opere di uno stesso artista che mai, credo, si potrà avere l’opportunità di vedere riunite. Sono “chiamate a raccolta” alcune tra le opere di Leonardo Da Vinci, Raffaello da Urbino, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Sono 117 le opere, riprodotte rigorosamente in scala naturale e ad altissima definizione. Ed ecco che la cosiddetta “Dama con Ermellino” si trova di fronte alla “Vergine delle Rocce” e da quest’ultima pochi passi ancora per ammirare “L’ultima cena”. Indovinate un po’? Nessuna fila per vedere la cosiddetta “Gioconda”.
Leonardo da Vinci
(1457-1519)
L’uomo universale, un aggettivo che viene riconosciuto a pochi nella storia del mondo. E’ identificato come pittore, architetto, ingegnere, geologo, geografo e molto altro, fino a compiere le prime ricerche in campo anatomico. Svolge l’apprendistato nella bottega fiorentina di Andrea Verrocchio, ma ben presto si distacca dai modelli della tradizione toscana ricorrendo a inconsueti effetti atmosferici. L’armonizzazione soggetto-paesaggio raggiunge un alto grado ne “La Vergine delle rocce”, ma è nel “San Gerolamo” che riconosciamo in lui l’uomo che fa della forma una espressione emotiva, evolvendo la lezione del padre della pittura italiana: Giotto. Alcune sue opere riprodotte nella “mostra impossibile”:
– L’annunciazione (Uffizi, Firenze)
– Madonna col Bambino, cosiddetta Vergine delle Rocce (National Gallery, Londra)
– San Gerolamo (Pinacoteca Vaticana, Roma)
– Ritratto di Cecilia Gallerani, cosiddetta Dama con l’ermellino (Zartorysky Muzeum, Cracovia)
– Ritratto di Monna Lisa, cosiddetta Gioconda (Musee du Louvre, Parigi)
– L’ultima cena (Refettorio S.Maria delle Grazie, Milano)
Raffaello Sanzio
(1483-1520)
Cresciuto a Urbino, nella bottega del padre Giovanni, già da bambino conosce la pittura di Leonardo e Michelangelo. A soli 25 anni è chiamato a Roma da Papa Giulio II, il Papa che gli chiederà di dipingere il suo appartamento privato: le stanze del Vaticano. Si ritrova a lavorare accanto a maestri affermati, ma sorpenderà tutti già con il suo primo affresco nella Stanza della Segnatura: “La disputa del sacramento”. L’opera, secondo il Vasari, non ha paragoni. Ma è con “la Scuola di Atene” che la Stanza della Segnatura rimbomba di voci del passato: sono le voci dell’antica e umana sapienza di Platone e Aristotele, a destra, dietro il suo maestro Perugino, è lui, Raffaello, con lo sguardo rivolto allo spettatore, a sinistra, aggiunto all’ultimo momento nella veste di Eraclito, Michelangelo, il tanto ammirato rivale. Alcune sue opere riprodotte nella “mostra impossibile”:
– La scuola di Atene (Stanza della Segnatura, Roma)
– Ritratto di Leone X (Galleria degli Uffizi, Firenze)
– La trasfigurazione (Musei Vaticani, Roma)
– Madonna del Cardellino (Galleria degli Uffizi, Firenze)
– Lo sposalizio della Madonna (Pinacoteca di Brera, Milano)
– Autoritratto (Galleria degli Uffizi, Firenze)
Caravaggio
(1571-1610)
E’ stato equiparato ai registi moderni: alla ricerca spasmodica della luce perfetta e attratto dall’intensità espressiva dei volti dei suoi contemporanei per poi suggerirgli l’esatta espressione da assumere per i ruoli biblici, come fossero attori. E’ il maestro del realismo, abile nel rappresentare le cose come le si vedono, con tutte le imperfezioni (soprattutto con quelle). I drammi della vita sono interpretati da persone vere e da tratti somatici individuali, il tutto in un incredibile gioco tra ombra e luce: questa è la sua moderna rivoluzione. Alcune sue opere riprodotte nella “mostra impossibile”:
– Bacco (Galleria degli Uffizi, Firenze)
– Giovane con canestro di frutta (Galleria Borghese, Roma)
– Narciso (Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma)
– Giuditta e Oleoferne (Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma)
– Annunciazione (Museo delle Belle Arti, Nancy)
L’idea della mostra, come dicevo, nasce dalla volontà di riunire opere che, per molte ragioni, sarebbe difficile riunire e, non da meno, rendere un capolavoro fruibile a quante più persone possibili, viste le problematiche relative all’ubicazione, spesso non felice, dei musei che contengono gli originali. Si discute spesso su quanto un bene debba trovarsi nella comunità in cui è stato prodotto e su quanto questo invece debba poter essere fruibile a quante più persone possibili, ma le due questioni non sembrano risolversi, a meno che non si ammettano delle copie digitali che permettano entrambe le cose. Un ulteriore elemento, a mio avviso, giustificherebbe una tale soluzione: il degrado, oramai imminente, a cui sono esposte non poche opere d’arte, che per anni hanno subito trasporti legati a mostre che avevano lo scopo di riunire proprio alcuni capolavori di uno stesso artista o che rispondessero ad altri nessi. La domanda che, quindi, si propone di essere il fulcro della discussione é: è giusto che un’opera d’arte, per definizione un unicum al mondo, possa invece divenire il contrario e, precisamente, una cosa da poter vedere in più parti del mondo? Bisogna, allora, riflettere sul significato, spesso frainteso, dell’arte.
Una mostra impossibile:
Dove: Sale del Convento di San Domenico Maggiore, Napoli
Quando: dal 3 Dicembre 2013 al 21 Aprile 2014.