Chi è il Viandante sul Mare di Nebbia? Il viandante siamo noi. Chi non si è mai immedesimato nemmeno una volta nella sua figura? Guardiamo ciò che sta guardando lui, ma nessuno prova le stesse emozioni.
Rappresentato non a caso di spalle, il Viandante è probabilmente l’immagine più ricordata di tutta la storia dell’arte. L’artificio di rappresentare una figura di spalle mostra ancora una volta, nel Viandante sul mare di nebbia, i suoi frutti: siamo portati a entrare nel suo corpo e nei suoi occhi, diventiamo noi stessi un Viandante.
Ma qual è lo spirito del Viandante sul Mare di Nebbia? Perché la sua immagine compare nella maggior parte dei libri di storia?
Il signore, il contesto e l’opera sono considerati il manifesto del – niente poco di meno – Romanticismo. Oggi l’accezione “romanticismo” ha assunto e sviluppato connotazioni diverse e, purtroppo, lontane dal senso originario. Per romanticismo si intende il distacco dal razionalismo classicista e illuminista del ‘700, l’alba di un nuovo modo di pensare e di vedere che, porterà, sul piano politico, al concetto di unità nazionale e, sul piano sociale, all’esaltazione dei sentimenti, delle virtù, della fantasia. Il passaggio dal movimento nato in Germania col nome di “Sturm und Drang”, tradotto da molti con “impeto e passione”, al vero e proprio Romanticismo è stimolato innanzitutto da un evento storico noto a tutti sotto il nome di Rivoluzione francese e periodo del Terrore. Questi nefasti eventi hanno certamente portato l’uomo a chiudersi sempre più in sé stesso e a cercare una certa interiorità; in secondo luogo non si potrebbe fare a meno di additare un altro stimolo, quello che proviene del venerando Johann Wolfgang von Goethe che, con i Dolori del giovane Werther, da certamente una spinta notevole al movimento.
Il sentimento estremo, mi correggo, l’impeto estremo, quello che porta all’esaltazione esasperata dei propri sentimenti e dei propri valori, e, nel caso in cui questi non trovino appagamento, alla inevitabile morte. Tutto ciò si traduce in un grande spirito, una forte spinta del proprio io verso l’esterno o verso l’interno. Senza una parentesi del genere non si può, a mio avviso, comprendere la rivoluzione e il suo manifesto, con essi, il vuoto in cui si trova il Viandante.
Nella sua figura cogliamo gli aspetti di un uomo che, dinnanzi al cospetto della immensa vastità e del vuoto, non può fare a meno di sentirsi veramente piccolo, ma i suoi sentimenti e le emozioni provate in un momento in cui la sua vita si ferma catturano la nostra attenzione. Il fascino dell’incommensurabile e dell’estrema solitudine dinnanzi ad un simile vuoto. Il momento in cui ognuno di noi ferma la propria vita e senza motivo si incammina velocemente verso una meta incerta, ma nonostante questa incertezza ci si incammina caparbiamente e si sale, una volta arrivati in cima è chiaro che questo era il punto di arrivo e l’intento è ora esplicito: solo se stessi davanti al vuoto e, ancora, sé stessi.
L’opera è un olio su tela di Caspar David Friedrich, realizzata nel 1817 ed oggi esposta al Hamburger Kunsthalle Museum, ad Amburgo.