Oggi voglio parlarvi di un telefilm targato Netflix assolutamente originale, perturbante ed emotivamente crudele: si tratta di Black Mirror, la serie di fantascienza ideata da Charlton “Charlie” Brooker che esplora un futuro prossimo, tecnologico ed inquietante, in cui le scoperte meccaniche si scontrano con i più oscuri e disturbanti istinti umani.
Nella società moderna è praticamente impossibile non avere confidenza con una schermo nero (il black mirror del titolo, per l’appunto). Poco importa se si tratta di quello di un vecchio televisore o quello dell’ iPhone di ultima generazione.
Ma siamo noi al servizio dei display e dei dispositivi elettronici, o viceversa?
E’ questo l’interrogativo di fondo di Black Mirror, che in tre stagioni ( la prima di tre episodi, la seconda di quattro e l’ultima di sei) analizza un futuro distopico ma verosimile, in cui le tecnologie hanno preso possesso del mondo e delle vite umane.
Ogni episodio della serie è antologico: i personaggi e gli scenari cambiano in ogni puntata. Il filo conduttore di ogni episodio è l’incedere e il progredire di nuovi dispositivi elettronici, l’assuefazione ad essi ed i loro effetti collaterali. Vengono immaginate e ricreate diverse situazioni del mondo moderno o futuro in cui una nuova invenzione tecnologica o un’idea paradossale ha in qualche modo destabilizzato la società e i sentimenti umani.
Il primo episodio di cui voglio parlarvi è tratto dalla prima stagione e si intitola Ricordi Pericolosi.
Siamo in una realtà alternativa dove la gran parte della popolazione mondiale ha impiantato dietro l’orecchio un dispositivo chiamato grain, che permette di registrare tutto ciò che una persona fa, vede e sente; è inoltre possibile rivedere queste registrazioni nella propria mente, riavvolgendole o fermandole come un nastro, e mostrarle agli altri attraverso qualunque schermo. Il giovane avvocato Liam Foxwell sospetta che sua moglie abbia una relazione con un altro uomo, e comincia a rivedere le vecchie registrazioni del grain per cogliere altri indizi sul tradimento, sviluppando un comportamento ossessivo.
In questo episodio l’elemento fantascientifico genera un pericoloso stato di alienazione tecnologica (emblematico il frame di Liam e la moglie che fanno l’amore annoiati, sotto il ricordo di un momento di passionalità autentica), mostrando un riflesso del nostro rapporto con i social network e altri mezzi di comunicazione istantanei.
Il secondo episodio è tratto dalla seconda stagione della serie e si intitola Torna da me.
La puntata racconta la storia di Martha e Ash, giovane coppia innamorata che si trasferisce in una casa di campagna. Purtroppo Ash muore in un incidente stradale poco dopo il loro trasferimento, e Martha, incapace di elaborare il lutto, decide di rivolgersi a un servizio on-line che permette di rimanere in contatto con i defunti, prelevando le informazioni da tutti i profili social che il caro estinto aveva su internet. All’inizio le comunicazioni tra Martha e Ash sono limitate ai messaggi testuali, ma la ragazza decide di approfondire il rapporto, e fornisce alcuni video che consentiranno al servizio di replicare anche la voce dell’amato. C’è però un passo ulteriore: caricare il servizio stesso (e quindi la “coscienza” simulata di Ash) in un corpo di carne sintetica.
Inizialmente il replicante di Ash riesce a riempire il vuoto di Martha, ma presto la donna si renderà conto che le nuove tecnologie, per quanto sofisticate, sono incapaci di restituire la completezza della persona in tutte le sue sfumature, peccando nei difetti e nella spontaneità delle reazioni.
L’ultimo episodio di cui vi parlo è tratto dalla terza serie e si intitola San Junipero.
Questa è, a mio parere, la puntata più bella delle tre stagioni. A differenza di altri episodi, anche piuttosto didascalici, sui mali che la tecnologia e i social media hanno generato nella società post-moderna, San Junipero ci apre una finestra sul tema della vita dopo la morte, parlando di una tecnologia che consente alle persone anziane di trascorrere periodi di tempo limitati in una fittizia città balneare, in vari periodi storici (l’episodio si concentra sugli anni Ottanta). San Junipero è popolata di anziani – che appaiono giovani – che si divertono e passano le serate in discoteca. Ma soprattutto, a poter abitare San Junipero sono le persone morte, tramite una specie di sistema di delocalizzazione della coscienza: si può scegliere – e lo fanno quasi tutti – di trasferirla in un grande database, vivendo così per l’eternità in un posto immaginario, insieme ai propri cari morti.
Eppure la tecnologia, in questo episodio, fa solo da sfondo ad un’inaspettata storia d’amore: quella tra la timida e impacciata Yorkie e la disinibita Kelly, che ci conducono in una realtà virtuale e nostalgica, in cui il lieto fine, per una volta, è dietro l’angolo.