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Le anatomie meccaniche e le sculture cinetiche di Gianni Colangelo

di Valentina Papaccioli

Abbiamo conosciuto  l’artista Gianni Colangelo, metal art designer che lavora tra Pratola e Introdacqua, due paesi dell’entroterra abruzzese e ne è nata un’intervista in cui ci raccanta il suo mondo artistico fatto di metallo.

Come è nato l’amore per la scultura?

Non è facile indicare un momento particolare in cui sia nato in me l’amore per la scultura, perché in un certo senso credo di averlo dentro da sempre. Se penso all’infanzia, quando giocavo assemblando pezzi di legno e sassolini, posso credere di avere in qualche modo intrapreso inconsapevolmente un percorso che mi ha portato a fare oggi il lavoro che faccio. Le passioni non si scelgono, noi possiamo solo decidere se seguirle o meno. Ed io ho scelto di farlo.

Perché hai deciso di esprimerti con questo tipo di forma d’arte?

La scultura è sicuramente la più affine a me, al mio modo di pensare e lavorare. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti e ho avuto la possibilità di provare varie tecniche artistiche, dalla pittura al mosaico, dalla decorazione alla video art, ma con nessuna di queste sono mai riuscito ad esprimermi. Essere padrone di una tecnica artistica è molto più complesso che saperla solo utilizzare.

Secondo te la scultura ha qualcosa che la pittura e le altre arti non hanno?

Credo di sì, almeno per me. Plasmare, toccare con mano il materiale scultoreo crea un rapporto diretto con il materiale stesso e questo mi permette di esprimere al meglio il mio concetto, quello che voglio comunicare con una mia opera. Anche il fatto che la scultura sia tridimensionale fa sì che l’opera stessa dialoghi in modo differente con l’ambiente che la circonda e con i suoi fruitori.

C’é una delle tue opere a cui sei particolarmente affezionato?

Per ogni mia opera provo una forte affezione, ma ce n’è una in particolare a cui sono molto legato. Parlo della mia prima opera cinetica “L’Ultima Cena”, la scultura che rappresenta un condannato a morte nell’atto di consumare il suo ultimo pasto, che si muove e saluta il fruitore azionandosi al suo passaggio. Quest’opera ha segnato una svolta nella mia produzione artistica perché è da quel momento che ho iniziato a realizzare sculture sempre più complesse nei dettagli e nei movimenti.

A quale artista del passato o del presente ti senti in sintonia o senti come modello?

Ci sono molti artisti che stimo, sia del passato che del presente, ma ce n’è uno in particolare al quale sono legato artisticamente: è l’artista svizzero Jean Tinguely. Le sue macchine gigantesche mi hanno letteralmente folgorato e a lui ho dedicato anche una parte della mia tesi di laurea.

Perché, nella scelta del materiale per le tue creazioni, hai associato proprio al metallo il valore del lavoro e della fatica di chi li ha usati? E quindi perché lo hai preferito al legno o alla pietra?

Il ferro perché è di ferro che sono fatti gli strumenti di lavoro, che i miei avi utilizzavano per lavorare la terra, ma anche perché il metallo con la sua ruggine mostra i segni del tempo che passa, come se in qualche modo lasciasse l’impronta di chi l’ha utilizzato per anni. Questo processo non avviene né nel legno, né nella pietra.

Quali sono le tre principali qualitá che, secondo te, deve possedere uno scultore?

Intelligenza, manualità, capacità di dialogo con la materia.

Cosa speri di lasciare nella storia dell’arte per le generazioni future?

Mi piacerebbe lasciare un segno del mio passaggio su questa terra, questo sicuramente. Se riuscissi a farlo attraverso l’Arte, che è il mio modo di comunicare al mondo, sarebbe certamente il massimo a cui potrei aspirare.

Potete conoscere altre opere di Gianni Colangelo visitando il suo sito, la sua fanpage di facebook e il suo profilo su instagram.

Su youtube trovate invece alcuni video sul funzionamento delle sue opere!

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