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Anoressia mentale – Una sindrome della famiglia occidentale

di Elisabetta Cristofaro

In ogni epoca storica l’umanità si trova a combattere un male che nasce dalle condizioni socio-ambientali tipiche di quel periodo. I mali dell’umanità accompagnano l’essere umano dall’alba dei tempi e si modificano e cambiano faccia insieme ad esso. Negli ultimi decenni il mondo occidentale ha creato e fronteggiato un nuovo male: l’anoressia mentale. Tale disturbo è stato riconosciuto e catalogato nel DSM tra i Disturbi del Comportamento Alimentare e riguarda, in particolare il genere femminile, nella fase adolescenziale o nella prima età adulta, anche se negli ultimissimi tempi il numero di pazienti maschili è in aumento.

Lo sviluppo di questo nuovo male è determinato principalmente da fattori culturali e familiari. L’anoressia è definita nella comunità scientifica come la sindrome della società occidentale, infatti, tale disturbo è presente solo nella nostra cultura o in paesi occidentalizzati, dove ci sono una sovrabbondanza di cibo e la magrezza come canone di bellezza.

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Oltre che all’influenza della cultura, l’anoressia affonda le sue radici in un sistema familiare con specifiche caratteristiche, tanto che Salvador Minuchin, uno dei maggiori esponenti della terapia familiare, ha introdotto il concetto di Famiglia Anoressica. Secondo Minuchin la famiglia è matrice dell’identità e luogo in cui si definisce il sè di ogni componente, è il contesto in cui le relazioni disfunzionali diventano promotrici di condotte sintomatologiche.

Diversi studi e autori concordano sulle tre caratteristiche che predominano nella famiglie anoressiche: iperprotettività, invischiamento, rigidità ed evitamento del conflitto. Nella famiglia anoressica i membri si iper-proteggono a vicenda e sono assai sensibili a qualsiasi segnale di malessere di ogni componente, andando a ritardare lo sviluppo dell’autonomia e la differenziazione di sé dal resto della famiglia. I confini di queste famiglie, sempre secondo Minuchin, sono molto rigidi verso l’esterno e diffusi all’interno. In questo tipo di famiglie mancano dei confini ben delineati e ogni membro è ipercoinvolto nella vita di tutti generando un invischiamento tra i vari sottosistemi, in particolare tra quello genitori e figli. Ciò ostacola ancora una volta l’autonomia personale e l’individuazione.

Le famiglie con un membro che soffre di anoressia non litigano, sono assai pacifiche e cercano di mantenere lo status quo quindi non si fanno promotrici del cambiamento. La regola generale di queste famiglie è il non manifestare i sentimenti, soprattutto se negativi, e perseguire il più possibile standard sociali elevati.

Il cibo per le anoressiche è forse l’unico strumento con cui fronteggiare le relazioni disfunzionali della famiglia. L’astinenza dal cibo rappresenta una rivendicazione della propria autonomia e un anestetizzante dal dolore e dalla sofferenza che non può essere espressa.

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