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Cultura VS modernità: LA VIRTUAL ARCHEOLOGY

di Veronica Cimmino

In un’era moderna di avanzate tecnologie quale quella in cui viviamo, è sempre più crescente e pressante il problema della cultura di tenere il passo con un mondo che avanza celermente e che fa avanzare, inevitabilmente, anche i più incalliti tradizionalisti che ancora preferiscono scrivere un testo di proprio pugno piuttosto che batterlo al computer. La cultura che a fatica si fa strada tra le genti e che ancora con più fatica tenta di attirare a sé bambini e giovani; ma come addestrare alla cultura e come convincere qualcuno ad interessarsi ad un parco archeologico, un museo, un palazzo, un centro di interesse culturale? E’ difficile, lo è in un’Italia in cui la stessa politica tenta di cancellare la Storia dell’Arte dall’istruzione pubblica e lo è in un’Italia in cui l’incuria e il degrado per i beni culturali è diffuso. Ma difficile non significa impossibile.

Nuovi progetti e nuove idee si fanno avanti a forza cercando di contrastare il poco interesse che si nutre per la nostra storia, le nostre origini, le forme d’arte attraverso cui nei secoli ci siamo espressi e che legittimano, oggi, nostri usi e costumi. I problemi risultano essere notevoli: la noiosità dei musei, la decontestualizzazione dei reperti, percorsi inappropriati in cui i visitatori vagano come pecore smarrite, visitatori che spesso non comprendono ciò che vedono o comprendono male e sono immersi tra mappe, audio guide, alcuni manuali-guida comprati in loco, guide improvvisate. L’approccio ai nuovi mezzi di comunicazione e alle nuove tecnologie può risolvere questi problemi; nella ferma convinzione di questo, vi presento un ingegnoso stratagemma attraverso cui il Rijksmuseum di Amsterdam ha promosso la sua riapertura…

Le persone, senza saperlo, sono immerse e coinvolte in una sequenza del ‘600 e si ritrovano a guardare, con sorpresa, la “Ronda di notte” di Rembrandt, ma riprodotta dal vero. L’interazione è  in questo caso messa in atto e favorisce la comunicazione diretta con il pubblico, senza alcun tipo di mediazione; una messa in scena che suscita emozione tramite un apprendimento ludico.

VIRTUAL ARCHEOLOGYSono queste le parole-chiave: interazione, comunicazione diretta, emozione e apprendimento ludico, che rendono un bene del patrimonio culturale fruibile. Queste caratteristiche sono racchiuse in un altro notevole progetto dal nome I-MIBAC Voyager, un sistema virtuale che a partire da gps, bussola elettronica e accelerometri dei terminali iPhone/iPad per riconoscere la posizione dell’utente, permette di vedere, ciò che l’apparecchio inquadra, ricostruito virtualmente su basi scientifiche, grazie all’apporto storico-archeologico e di numerosi altri saperi. Così, entrando nel foro romano, ciò che agli occhi di tutti appaiono come nient altro che resti di una antica civiltà, questa improvvisamente si materializza e gli edifici si elevano, comparendo ai nostri occhi come dovevano apparire ad un comune romano di età costantiniana (dal 306 d.C). Il foro romano prende forma e di ogni struttura, ricostruita, ci è riportato il nome e basta un clic per ricevere spiegazioni rispetto a dove si punta l’apparecchio utilizzato. Basta scaricare l’applicazione gratuita.

La curiosità di molte persone, sedata in modo semplice e diretto attraverso questi moderni espedienti, si traduce in una sempre più crescente comprensione della cultura. Sapere significa attivarsi e protendere verso la tutela, questo è l’apporto più grande che si possa dare alla cultura. In chiusura, un doveroso grazie a quanti, ogni giorno, si attivano affinché la cultura circoli, perché contribuiscono a rinvigorirla e a farla rivivere nel cuore e negli occhi della gente.

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