Ho scelto Cyrano sulla Luna per inaugurare l’Estate Sforzesca 2020 a Milano lo scorso venerdì ed ero davvero entusiasta. Entusiasta per lo spettacolo, certamente, ma anche perché era il primo evento post-covid a cui partecipavo. Concedetemi una brevissima riflessione prima di entrare nei dettagli della pièce.
L’Estate Sforzesca 2020 a Milano è proprio quello di cui abbiamo bisogno per ripartire.
Durante i mesi di clausura forzata nelle nostre case non vedevamo l’ora di uscire, di andare a mangiare fuori, di fare una passeggiata tra i negozi. Ma sono sicura che come me anche voi dopo la ripresa avete pensato che “mancava ancora qualcosa!”. Quel qualcosa è quello che io ritengo sia la vera magia delle grandi città: gli spettacoli teatrali, gli eventi, le kermesse culturali pubbliche e private. Cito a tal proposito proprio le parole del regista e dell’autore
L’occasione è speciale, per non dire unica: ogni tanto abbiamo bisogno di gesti e di momenti che possono rivelarsi simbolici. Questo evento ci sembra un ottimo segno di ritorno alla vita, all’incontro, un dolce modo per guardarci negli occhi e per riconoscerci, vicini, feriti ma ancora intatti, ritrovandoci tutti insieme attorno al fuoco del teatro.
Luca Chieregato e Pietro De Pascalis
Ed è per questo che ero strafelice di riprendere, con tutte le misure di sicurezza del caso ovviamente, a tornare ad andare a teatro 🙂 e, complice la location d’eccezione (il Castello Sforzesco è sempre meraviglioso, soprattutto tra il tramonto e la sera) e la qualità sempre alta delle produzioni di MTM Manifatture Teatrali Milanesi ho trascorso davvero una bella serata.
Ma veniamo al Cyrano sulla Luna con testo di Luca Chieregato e la performance di Pietro De Pascalis, nei panni dello spadaccino guascone.
Lo spettacolo è un monologo di 75 minuti in cui viene ripercorsa l’intera trama del Cyrano di Bergerac: il guascone racconta alla Luna tutta la sua storia, come sul lettino di uno psicoanalista, è una vera e propria confessione, un vomito di parole e sentimenti che imperversano durante tutto l’atto unico dello spettacolo.
Abbiamo preso Cyrano, quello del naso, quello dell’apostrofo rosa tra le parole ti e amo, quello di Rossana, il poeta spadaccino, e l’abbiamo mandato sulla Luna. Lui ha sempre sognato di andarci, lassù. Ora che è morto da poco, le sue parole ancora sfiorano l’eco dell’aria… e finalmente è arrivato lì. Lei, la Luna, non lo riconosce e fa domande bambine: che cos’è il teatro? E la verità? Cos’è il vento? Hai amato davvero?
Pietro De Pascalis riesce a tenere bene il palco per tutta la durata e, soprattutto nella parte centrale del racconto quando “entra in scena” la bella Rossana, conduce lo spettatore dove vuole con la sua recitazione: a ridere, a commuoversi, a riflettere. Finalmente Cyrano può dire la verità, tutta la verità, e lo fa urlando, a volte sussurrando, a volte ridendo, a volte struggendosi. E noi insieme a lui.
E la cosa più sorprendente è che sul palco Cyrano, da solo con la Luna e lontano ormai da quella biglia azzurra che chiamiamo Terra, arriva ad interrogarsi addirittura sull’amore, sul SUO amore, quell’amore che lo ha governato per l’intera esistenza, quell’amore che lo ha spinto a lanciarsi in battaglia senza speranza di sopravvivere, quell’amore che alla fine lo ha condotto alla morte. E nonostante tutto questo si interroga e si mette in discussione, chiedendosi se in fondo quel SUO AMORE sia solo il desiderio di qualcosa di impossibile…
Applausi.
A questo link trovate il programma dell’Estate Sforzesca 2020.
Buon ritorno alla vita, quella vera, quella che riempie il cuore <3
