Di sicuro una delle figure che ha contribuito in maniera esponenziale alla nascita della New Hollywood è il regista americano Francis Ford Coppola. La sua carriera comincia agli inizi degli anni ’60, come aiuto regista prima, e come sceneggiatore poi, ma sono gli anni ’70 che lo consacreranno a mostro sacro del cinema con la pellicola “Il padrino”, di sicuro uno dei film più famosi al mondo. Il più grande gangster-movie di ogni tempo vince l’Oscar come miglior film, ottiene anche una statuetta per la migliore sceneggiatura non originale.
A questo si aggiungono anche i Golden Globe per il miglior film e miglior sceneggiatura. Dopo il grande successo ottenuto grazie a questo film, Coppola torna alla sceneggiatura firmando “Il grande Gatsby”(1974) con Robert Redford, e comincia a progettare uno dei rari sequel superiori al capostipite, che poi sarà anche campione d’incassi, “Il padrino – Parte II”(1974). La saga della famiglia mafiosa dei Corleone però, terminerà solo nel 1990, quando Coppola dirigerà Pacino ne “Il padrino – Parte III”.
Nel corso degli anni ’70, Coppola aveva tentato di risolvere il problema del rapporto conflittuale tra dimensione economica e creativa. Forte della fortuna accumulata grazie allo strepitoso successo dei primi due film della saga de “Il padrino”, decide di dedicarsi non solo alla regia ma anche alla produzione. Decide quindi non solo di realizzare i suoi progetti senza interferenze esterne ma anche di sostenere il lavoro di altri cineasti di cui produce e distribuisce i film. Il culmine di questo ambizioso progetto è rappresentato dal film “Apocalypse Now”(1979) uno dei primi film americani che affronta il delicato tema della guerra in Vietnam.
Per questo film Coppola ha a disposizione mezzi faraonici che utilizza non per creare un kolossal, ma per creare una vera e propria opera d’arte fatta di citazioni colte e grande ricchezza espressiva, ottenendo un enorme successo che lo ripaga dell’ingente investimento. Coppola narra gli orrori, la pazzia e il potere della guerra del Vietnam, vincendo il British Academy of Film and Television Arts come miglior regista, l’ambita Palma d’Oro, un David di Donatello come miglior regista straniero e due Golden Globe come miglior regia e musica. Ma rimane, paradossalmente, a bocca asciutta per quel che riguarda le candidature agli Oscar per regia, film, sceneggiatura.
Dopo un tale exploit, Francis Ford Coppola si impone con Scorsese, Altman, Bogdanovich, De Palma e il primo Spielberg nel gruppo di cineasti che fanno parte della New Hollywood.
In seguito, infatti prediligerà pellicole meno roboanti, ma degne di nota, quali “Rusty il selvaggio”, “I ragazzi della 56ª strada”, “Cotton Club”, il fantastico “Peggy Sue si è sposata”, il biografico “Tucker – Un uomo e il suo sogno”, il collettivo “New York Stories”, firmato assieme a Woody Allen e Martin Scorsese.
Nel 1992 realizza il magistrale horror “Dracula di Bram Stoker”, incentrata sul famoso vampiro della Transilvania, che vince tre premi Oscar. Il film ottiene un grande successo sia per botteghino che per critiche, confermando la grandezza di Coppola. Nello stesso anno, gli viene conferito il Leone d’oro alla carriera alla 49ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e il ruolo di presidente della Giuria al Festival di Cannes.
Uno dei maggiori cineasti della storia del cinema americano, capace di raccontare guerre e incubi con tecnologie all’avanguardia in maniera eccessiva, ma allo stesso tempo fortemente rigorosa. Francis Ford Coppola è sicuramente uno dei registi più completi che riesce a coniugare narrazione e impatto visivo, nuove tecnologie ed essenzialità filmica con una creatività che lo contraddistingue.
“Il mio film non è sul Vietnam… il mio film è il Vietnam.”
Francis Ford Coppola