Home AuthorCinzia Cicatelli La Traviata a Pompei. Ed è “croce e delizia”

La Traviata a Pompei. Ed è “croce e delizia”

by Cinzia Cicatelli

Il nostro insight sulla messinscena de La Traviata a Pompei, nella cornice degli Scavi, in occasione del PompeiFestival

Nel primo atto de La Traviata Violetta scopre quanto l’amore sia “croce e delizia al cor!”. Mentre la discussa protagonista verdiana intonava quell’aria, guardando intorno l’anfiteatro e le rovine (mai termine è più giusto per Pompei) tra cui si riusciva a scorgere il profilo del Vesuvio, non riuscivo a non pensare che l’adattamento de La Traviata a Pompei fosse davvero “croce e delizia per il cor”.

La delizia è semplice da definire: parliamo di una delle più famose e intense opere verdiane, risorta come araba fenice da un iniziale fiasco per poi assurgere a capolavoro mondiale di intramontabile suggestione. L’impatto è notevole ancora prima che l’orchestra, guidata da Alberto Veronesi, faccia il suo ingresso nell’arena. Il fascino degli scavi di Pompei di notte è avvolgente: le ombre degli spettatori che arrivano al teatro, proiettate dalle luci che sobriamente illuminano le ruperi, riportano con l’immaginazione al ricordo di una città piena di vista, caricando il cuore di nostalgia e mistero ancora prima che venga emessa la prima nota.

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Gli allestimenti sono minimal, ma si integrano perfettamente con il proscenio: antico e moderno (una scelta anche di costumi oltre che di allestimento) si fondono armoniosamente esaltando la scenografia “naturale” del sito che attornia con colonnati e ruderi l’anfiteatro.

Quando l’orchestra comincia a suonare inizia la magia. La famosa scena del brindisi “Libiamo ne’ lieti calici” è una meraviglia, tanto da esser accompagnata vocalmente anche da qualche “coraggioso” spettatore.

Voglio segnalare la notevole esecuzione di tutte e tre le interpreti di Violetta, la scabrosa (per quei tempi, s’intende) protagonista del libretto verdiano: Natasha Dikanova (I Atto), Bing Bing Wang (II Atto), Tea Purtseladze (III Atto), mentre più sottotono (è proprio il caso di dirlo) quella dell’avvenente Alfedro: Michael Alfonsi, che non mi ha saputo emozionare.

Ma adesso veniamo alla “croce”. La croce è la spinosa questione degli Scavi di Pompei lasciati alla malora dalle amministrazioni di diverso grado (dal comune allo Stato). Controlli inesistenti anche durante l’ingresso al Teatro Grande degli Scavi: un qualsiasi criminale avrebbe potuto “investire” il prezzo del biglietto per deturpare i resti senza essere minimamente disturbato. La tutela di questo bene territoriale così prezioso resta e resterà, ahimé, a lungo una “croce” insopportabile per chi ama l’arte e la vede svilire pian piano. Pregevole il tentativo di valorizzare il sito con visite notturne e spettacoli di grande livello, ma la vera “rivoluzione” inizia dal basso, basterebbe magari investire in maggiori controlli e nella manutenzione – anche spicciola – di uno dei siti più visitati al mondo.

Arriviamo alla seconda “croce”: l’opera lirica, appannaggio esclusivo degli adulti (un po’ attempati).

E’ innegabile che vedere un 90% di over 50 allo spettacolo – eccezion fatta per pochi sparuti intenditori, giornalisti e blogger (come noi) e qualche coppia che si godeva una serata speciale – è come ammettere una piccola sconfitta. Il teatro lirico resta sempre “un paese per vecchi” sia per il prezzo poco accessibile del biglietto (non ne faccio una colpa agli organizzatori, ma è senza dubbio un deterrente per studenti e precari) sia per la scarsa educazione alla lirica nelle scuole. L’Opera, quella sconosciuta: tanti, troppi a non sapersi approcciare a questo genere musicale emozionante ma complesso. Avvicinare il pubblico di massa a questo genere non è semplice, ma è un dovere morale per la nostra eredità artistica e musicale (non per fare la “pesantona”, ma la bellezza va preservata!).

Insomma, così è trascorsa la nostra serata tra “croce e delizia”. Più delizia che croce, lo devo ammettere, perché il teatro coinvolge tutti i sensi: c’è musica, c’è poesia, c’è recitazione, c’è fotografia e ti conquista come nessun’altra arte riesce. Almeno non allo stesso modo.

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