La musica accompagna l’uomo da tempi assai remoti, probabilmente da molto tempo prima che l’umanità imparasse a lasciare tracce storiche concrete, molto tempo prima della nascita della musicoterapia. Il termine musica deriva dal greco μουσικός/mousikos in riferimento alle Muse greche, protettrici di tutte le arti.
La musica nasce con l’uomo e si diffonde grazie ad esso.
Infatti, è filogeneticamente e ontologicamente legata all’uomo, in quanto è determinata da fattori innati e allo stesso tempo da fattori culturali ed è risaputo che, nel corso della storia, ogni civiltà ha sviluppato un proprio sistema musicale in base alle proprie esigenze.
Per l’uomo la musica è un vero e proprio linguaggio con cui potersi esprimere, talvolta anche più profondo delle parole. La musica è, a tutti gli effetti, un sistema di comunicazione: proprio come il linguaggio, implica l’utilizzo del canale uditivo-vocale e della scrittura, l’uso della fonologia, la presenza di una sintassi e di una semantica.
Le funzioni di conoscenza della musica nascono dalla primissima infanzia attraverso modalità di percezione sensoriale che mettono in contatto gli oggetti del mondo con il soggetto che ascolta.
La musica, nel corso della storia ha svolto molte e importanti funzioni, ma soprattutto quella di curare i mali, con discipline come la musicoterapia.
Alcuni presiedi ospedalieri hanno adottato la musicoterapia per aiutare i piccoli pazienti a curarsi. La musicoterapia è applicata, in particolar modo, nei reparti di pediatria oncologica e nei reparti di terapia intensiva neonatale, dove i bambini prematuri lottano per aver lasciato troppo presto il grembo materno.
La musica può essere un veicolo di nuove opportunità, infatti, viene usata nelle carceri, dove musicisti e terapeuti, formano cori che rappresentano una possibilità di riscatto per i detenuti. La musica è vita, è opportunità, è aggregazione, è linguaggio dell’anima; per questo dovrebbe essere accolta e utilizzata nei luoghi dove la sofferenza è pane quotidiano.
La musica non è frivolezza giovanile o vezzo intellettuale, appartiene all’uomo da millenni e nasce con lui sin dai suoi primi istanti di vita, anche intrauterina, ed è giusto che sia utilizzata a favore dell’umanità.