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Il ruolo della fotografia in vita ed in morte

by Valentina Papaccioli

La fotografia, in quanto forma d’arte, si presta inevitabilmente a molteplici usi, molto spesso supportando e, in alcuni casi, divenendo anch’essa forma d’arte. Il rapporto tra la fotografia e l’arte tradizionale, in particolar modo la pittura, fu sin da subito di amore/odio. Infatti il pittore Paul Delaroche affermò “da oggi la pittura è morta”. In realtà, poi, la fotografia fu un valido supporto per i pittori “tradizionali” per elaborare la realtà attraverso la loro impronta personale.

Picasso si servì della fotografia per studiare i valori delle superfici e, attraverso le distorsioni ottiche dell’obiettivo, riusciva ad ottenere visioni particolari della realtà.

Bal au Moulin de la Galette

Pierre Auguste Renoir, Bal au Moulin de la Galette, 1876-1884

Secondo gli impressionisti, che maggiormente si avvalsero della tecnica fotografica, la realtà è in continuo cambiamento: una cosa non appare mai allo stesso modo pochi attimi dopo. Il realismo oggettivo doveva quindi essere sostituito dall’impressione colta in un attimo; anche la fotografia, come la pittura impressionista, coglie un’immagine della realtà in una frazione di secondo. Lo stretto connubio tra il mondo della fotografia e quello dei pittori impressionisti fu reso ancora più evidente nel 1874 quando il fotografo Nadar ospitò presso il suo studio la prima mostra di quadri impressionisti, ritenuti troppo “moderni” per essere esposti al Salon di Parigi.

Gaspard Felix Tournachon

Gaspard Felix Tournachon detto Nadar, Autoritratto, 1860 circa

Constatato l’importante ruolo che la fotografia ebbe nell’arte impressionista per “fermare” l’attimo e le emozioni che gli artisti necessitavano di rappresentare, vi mostrerò ora altri attimi che la fotografia, in particolar modo in epoca Vittoriana, era solita “fermare”.

ruolo della fotografia

Fotografia dell’età vittoriana

Osservando questa antica fotografia, a primo impatto sembrerebbe trattarsi di un ritratto di famiglia: la madre con i tre figli seduti in posa dinanzi all’obiettivo. In realtà, a ben vedere, ci sono delle stranezze: la piccina in primo piano ha gli occhi vuoti e spenti, il capo è reclinato sulle gambe della madre, le mani sono delicatamente incrociate sul grembo. Si tratta di un “memento mori” (ricorda che devi morire), di una fotografia post mortem.

In passato, l’unico modo per tramandare un’immagine di se stessi o consolarsi dalla morte di un proprio caro era quella di farsi fare un dipinto, prerogativa, però, dei ceti più ricchi. Con l’avvento della fotografia nei primi anni del 1800, la gente iniziò a farsi fotografare accanto ai propri defunti, con lo scopo di tenere vivo il loro ricordo. Le fotografie post-mortem si diffusero soprattutto in età Vittoriana, periodo in cui vi era un alto tasso della mortalità infantile. I fanciulli venivano fotografati in piedi, tra i loro giochi o tra gli animali domestici. Gli occhi venivano dipinti sulle palpebre, le loro guance erano colorate di rosa per rendere l’incarnato vivo. All’interno di questa usanza, ci fu comunque un’evoluzione nello stile. Inizialmente il defunto veniva fotografato con gli occhi chiusi, come addormentato. L’idea di vita comincia a diffondersi successivamente, con cadaveri truccati, ben vestiti e sorretti da un piedistallo. Le fotografie venivano poi spedite ad amici e parenti lontani che, dato i lunghi e lenti tempi di consegna, non sarebbero mai riusciti a giungere in tempo per la veglia funebre.
ruolo della fotografiaPer chi non l’avesse visto, o per chi come me lo conosce a memoria, data la bravura eccellente della protagonista e del gioco di luci ed ombre molto caravaggesco che fa da padrone per l’intera durata del film, consiglio “The Others” con la splendida Nicole Kidman. Il film è proprio ambientato nell’ottocento vittoriano, che ben presenta il rapporto della società di quel tempo con la morte e col dolore. Proprio nel colpo di scena/rivelazione finale, c’è il rinvenimento da parte di Grace (Nicole Kidman), nella soffitta della casa, di un libro dei morti, un album di fotografie di persone dormienti il sonno eterno.

In una società come la nostra, abituati a scherzare con le foto dei nostri selfie migliori o peggiori da postare sui social network, si resta inorriditi a guardare foto e usanze come queste che, in quel periodo, erano considerate, invece, un omaggio, un gesto di rispetto ed amore nei confronti dei propri cari. E’ cambiato soprattutto il modo di pensare alla morte: oggi cerchiamo a tutti i costi di rimuovere il pensiero della morte, mentre gli uomini e le donne dell’età Vittoriana accettavano e superavano quel pensiero portandolo sempre con sé.

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