Di sicuro al ritorno dalle vacanze siamo tutti da una parte un po’ più riposati ed energici nell’affrontare un nuovo anno ricco di impegni e dall’altra più scocciati e malinconici per la fine del nostro relax. Ebbene, per chi volesse concedersi qualche altro momento rilassante ma culturale nel mese di settembre, posso consigliarvi una mostra interessante inaugurata il 25 luglio a Palermo che terminerà il 15 settembre. Giusto per chi volesse farsi un ultimo week end di vacanza gustando un’arancina di fronte a qualche opera d’arte.
La mostra è sulle opere di Alberto Burri (1915/1995), artista italiano che, insieme a Lucio Fontana, ha dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale del secondo dopoguerra.
La sua ricerca artistica si svolge nell’ambito di un linguaggio astratto e le prime opere che lo pongono all’attenzione della critica appartengono alla serie delle «muffe», dei «catrami» e dei «gobbi». Le immagini, ovviamente astratte, sono ottenute, oltre che con colori ad olio, con smalti sintetici, catrame e pietra pomice. Alla prima metà degli anni Cinquanta appartiene la sua serie più famosa: quella dei «sacchi». Sulla tela uniformemente tinta di rosso o di nero incolla dei sacchi di iuta. Questi sacchi hanno sempre un aspetto povero: sono logori e pieni di rammenti e cuciture. Al loro apparire fecero notevole scandalo perché la sua ricerca è tesa alla sublimazione poetica dei rifiuti: degli oggetti usati e logorati ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza non solo umana ma cosmica.
Ora, nel centesimo anno di nascita dell’artista, in Italia e nel mondo abbondano le celebrazioni a lui dedicate. E proprio a Palermo, al Museo Regionale di Riso è allestita la mostra “Burri e i Cretti”. L’iniziativa cade in concomitanza del restauro del Grande Cretto di Gibellina, un sudario di cemento con cui Burri rivestì la terremotata città di Gibellina dando vita ad un indimenticabile e commovente esempio di Land Art.
La mostra a Palermo punta l’attenzione proprio sui Cretti, che ricordano le fessurazioni delle terre argillose molto aride. Su superfici di cellotex, quadrate o rettangolari, Burri distende un impiastro di bianco, di zinco e colle viniliche, aggiungendo terre colorate nel caso l’opera dovesse presentare sfumature o colori diversi. Il resto lo affida al processo di essiccamento e a garantire la stabilità delle superfici Burri interviene, dopo l’essiccatura, con più mani di vinavil. Giunge a realizzare opere monumentali come i Cretti di 5 metri di altezza e 15 metri di base per i musei di Capodimonte e di Los Angeles.
Mostre del genere sono un’ottima iniziativa per porre attenzione sul mondo del Contemporaneo, a volte ancora troppe volte sottovalutato perché non compreso appieno. Certo che ora la mostra è agli sgoccioli, ma per gli amanti dell’arte contemporanea consiglio vivamente di fare un salto a Palermo last minute e approfittare di questa bella iniziativa.Vi lascio anche il link per prenotazioni e maggiori informazioni sulla mostra.
Buon ritorno dalle vacanze a tutti!!! E che ci aspetti un anno ricco di arte e di cultura!