Aimé ancora non vi ho informato di quanto io, restauratrice di opere d’arte, ami molto un artista come Tiziano. Purtroppo non ho mai avuto l’onore di restaurare uno dei suoi dipinti, ma oggi vorrei analizzarvi uno dei, a mio avviso, dipinti più belli ed enigmatici: Amor sacro e amor profano di Tiziano. Forse sono solo in vena d’amore, ma questa grande tela, esposta alla Galleria Borghese è larga quasi tre metri e alta poco più di un metro, mi suggerisce tanta bellezza.
Le due protagoniste dell’opera sono due floride e belle giovani che si dispongono ai lati d’una vasca in marmo bianco, ornata d’un fregio classico e situata al centro esatto della scena. Da una canna sulla lastra centrale sgorga dell’acqua, mentre sul bordo sono poggiati due recipienti: un bacile in argento e un vaso. Le due donne sono pressoché identiche, tranne che per l’abbigliamento. Una è riccamente abbigliata e guarda verso lo spettatore, ma senza incontrarne direttamente lo sguardo; mentre l’altra, seppur con la stessa pettinatura della donna “vestita”, è una giovane completamente nuda. Tra di loro, un putto rimesta le acque della vasca.
Da sfondo, dietro di loro, un tipico paesaggio veneto fatto di sinuose colline e rilievi più aspri che appena si intravedono. Inoltre ci sono presenze animali ed umane sullo sfondo del dipinto: due coniglietti, cacciatori a cavallo con i propri cani, un pastore col gregge di pecore ed altri personaggi. I colori sono quelli tipici di Tiziano: pieno, caldo e luminoso, ricco di quei toni di colore che sembrano uscire fuori dalla scena tanto che sono cangianti, come ad esempio il drappo rosso della donna nuda.
Il dipinto arrivó alla Galleria Borghese nel 1608 e da un inventario risalente al 1693, sappiamo che il nome dell’opera era in realtà “L’Amore divino et Amore profano con un amorino che pesca dentro una vasca al n. 462 di Tiziano con cornice dorata“.
Il titolo è poi definitivamente divenuto Amor sacro e Amor profano di Tiziano nel 1792, probabilmente per una più facile catalogazione dell’opera.
Ebbene, amo questo dipinto perché è una di quelle opere di difficile lettura: qual è secondo voi l’amore sacro nel dipinto e quale l’amore profano?
Ad una prima analisi la donna vestita suggerirebbe palesemente un amore sacro, mentre attribuiamo alla nudità e alla mancanza di pudore un valore profano, giusto? In realtà ad ognuna delle due donne si potrebbero assegnare attributi validi per l’una e per l’altra tesi: la donna castamente vestita simbolo d’amor sacro e il sensuale nudo simbolo d’amor profano, ma anche il ricco abbigliamento simbolo di mondanità e dunque d’amor profano, e la nudità allegoria della purezza, simbolo d’amor sacro.
Ammettete che vi ho appena aperto un mondo di incertezze!
In realtà nei secoli anche gli storici dell’arte hanno dibattuto molto sul significato delle due donne e chi delle due si identifichi con il sacro e chi con il profano. Ma una delle tesi a cui gli storici sono giunti, è che la scena simboleggerebbe un matrimonio. Infatti, al centro della fontana, si trova uno stemma: è quello di un patrizio veneziano, Niccolò Aurelio. Senza dilungarmi sulla vita di questo personaggio, mi soffermo sul fatto che Niccolò sposò nel 1514 una certa Laura Bargotto. È probabile che il dipinto sia nato in occasione di questo matrimonio, anche perché la donna vestita presenta tutti gli attributi tipici della sposa: l’abito bianco, i guanti, la cintura chiusa, il mazzo di rose, la corona di mirto e perché comparirebbero altre allusioni al matrimonio: la coppia di conigli, simbolo di fecondità e il bacile interpretabile come desco da parto.
Quindi, secondo queste tesi, in Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano la donna vestita è Laura Bagarotto, mentre la giovane nuda è la dea Venere che istruisce la sposa all’amore.
Qualunque sia la soluzione a questo enigma che è Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano, a me piace la composizione della scena, i colori, la sinuosità di quel corpo nudo che è tipico delle donne rappresentate dall’artista veneziano. Forse gli storici non scioglieranno mai tutti i dubbi riguardo la destinazione e il simbolismo di quest’opera, ma è il bello delle opere enigmatiche e misteriose. Pensate a quanti stiano ancora studiando la Monalisa di Leonardo Da Vinci senza arrivare ad una soluzione all’enigma.