“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona”.
In una famosissima terzina del V Canto dell’Inferno, scritta dalla penna di Dante Alighieri, si racchiude l’immensa potenza dell’amore passionale di Francesca da Rimini per il suo amante Paolo Malatesta, che costò ad entrambi la vita. Il loro era un amore scabroso, inaccettabile che doveva essere punito con la morte. Il peccato di cui si sono macchiati i due protagonisti della vicenda narrata dal sommo poeta, è stato quello di essersi innamorati.
Ma l’amore può essere considerato un reato, una colpa per cui essere puniti?
Non tutte le coppie hanno una vita facile, in particolare le coppie che non abbracciano la “norma” dell’eterosessualità. Le pagine di storia sono piene di episodi di violenza gratuita contro persone omosessuali che non erano libere di esprimere il loro amore. Per secoli gli omosessuali sono stati torturati, seviziati e uccisi solo perché amavano un’altra persona dello stesso sesso. Purtroppo questo limite non riguarda assurde regole d’altri tempi, ma tutt’oggi è presente nel tessuto sociale in cui viviamo.
Secondo i recenti studi di Lax & Philips sulla American Political Science Review, lo stigma sessuale e i pregiudizi negativi influenzano la qualità affettiva e relazionale delle coppie omosessuali. Infatti, persone che non hanno un’identità sessuale che rientra nei binari dell’eterosessismo si portano addosso queste discriminazioni che condizionano il coinvolgimento romantico e l’intimità di coppia. Ad esempio, nella nostra società è assai diffusa l’assurda idea che le relazioni romantiche per le persone LGB siano diverse da quelle eterosessuali, come hanno dimostrato le statistiche sul Sexuality Research and Social Policy di Herek: non a caso, le relazioni omosessuali faticano ad essere riconosciute giuridicamente analoghe a quelle eterosessuali. Negare i diritti alle coppie omosessuali causa un sentimento di inferiorità, per cui le persone LGB si sentono considerati cittadini di seconda classe e ciò va ad incidere inevitabilmente sul loro benessere sociale e psicologico.
Le ricerche scientifiche di Riggle e collaboratori, pubblicate sul Journal of Family Psychology, hanno dimostrato che le persone LGB sperimentano maggiore stress nelle relazioni poiché di frequente non sono accettati dalla famiglia, dagli amici e dalla società in generale. I membri delle coppie omosessuali spesso sentono il bisogno di nascondere la loro relazione agli altri per evitare di essere vittime di stigmatizzazioni e ciò, da un punto di vista psicologico, causa un grosso fardello cognitivo che comporta maggiore stress sociale, considerazione emersa dagli approfondimenti di Lasala sul Journal of Homosexuality e Mayer Journal of Health and Social Behavior. La stigmatizzazione sociale che circonda le coppie omosessuali può anche essere interiorizzata dai membri stessi delle coppie, determinando un’interiorizzazione dello stigma sociale.
Negarsi o vedersi negato il diritto di amare la persona di cui si è innamorati incrementa conflitti, solitudine e problemi sessuali causando un basso livello di soddisfazione relazionale, secondo quanto scritto sull’articolo di Frost e Meyer sul Journal of Counseling Psychology. L’ansia, la vergogna, la svalutazione di se stessi vissuta nelle coppie omosessuali ha portato la letteratura scientifica a considerare l’omofobia interiorizzata come il costrutto che influenza la vita delle persone LGB. Coloro che non rientrano nei binari dell’eterosessualità interiorizzano la disapprovazione sociale che compromette anche i rapporti interpersonali. Spesso le persone LGB evitano relazioni durature e profonde e cercano avventure sessuali prive di intimità, negando a se stessi ciò che la società gli nega.
L’amore ci dà sicurezza ed eleva il nostro spirito, ma soprattutto è un diritto che non può essere tolto a nessuno.
L’amore è libertà e non può essere sottoposto a restrizioni o vincoli, non può essere incatenato dai pregiudizi e violentato dalle discriminazioni.