Home AuthorCinzia Cicatelli Procida. L’incanto dell’isola di Arturo

Procida. L’incanto dell’isola di Arturo

di Cinzia Cicatelli

Finalmente sono riuscita a trascorrere un weekend sull’isola di Procida. Mi sono sentita come quando passi anni a cercare in lungo e in largo l’uomo della tua vita e poi ti innamori del tuo migliore amico. La dinamica è più o meno la stessa: cerchiamo la bellezza altrove (non lo dico come critica, io sono estremamente esterofila) ma poi la troviamo a due passi (in questo caso a poco meno di un’ora di traghetto da Napoli).

Partiamo da una premessa importante e cioè che l’isola di Procida, come ogni posto a questo mondo, deve essere visitata con il mood giusto.

Specifico meglio: avete voglia di bere e ballare all night long? Desiderate farvi un bagno in acque caraibiche? Vi piace la movida serale tra negozi di souvenir e passeggio estivo? Allora cambiate destinazione, statemi a sentire!

Al contrario, se vi va di staccare la spina per un paio di giorni (dico anche in senso letterale perché linea internet e di qualsiasi gestore telefonico sono quasi assenti), godervi un’atmosfera ancorata agli anni ’50, mangiare ottimo pesce davanti ad uno scenario presepiale allora Procida è il posto giusto!

La mia fuga è stata breve, purtroppo avevo a disposizione solo una notte da trascorrere fuori quindi non ho potuto apprezzare tutti gli angoli più belli dell’isola ma – consigliata da qualche amico insider – ho un paio di chicche da potervi offrire!

Dopo esserci sistemati nel nostro B&B Il Leone di Mareci siamo precipitati a piedi alla Spiaggia di Chiaia, a cui si accede scendendo un centinaio di scalini. Spiaggia di sabbia scura di origine vulcanica, incorniciata da rocce erose dal mare: mi avevano detto che era una spiaggia molto tranquilla, dove non c’è il pienone perché le persone evitano la fatica della scalinata (e invece è fattibilissima, non preoccupatevi).

Ma quello che non mi avevano detto era che appena si scende si gode di una splendida vista sulla Corricella. Uno spettacolo! Nuotare con il borgo di pescatori davanti a te è emozionante! (Purtroppo non avevo la reflex con me in questa spiaggia, ma spero di riuscire lo stesso a darvi l’idea…)

Dopo la giornata in spiaggia, eccoci tra le viuzze del centro per una passeggiata alla Corricella in attesa della cena. Il colpo d’occhio è impressionante: amo i colori pastello e il ventaglio cromatico offerto dalle case dei pescatori procidani infondono felicità al solo sguardo. Un tocco semplice che rende straordinaria ogni casetta, anche la più umile, senza bisogno dei pomposi artifici architettonici delle costruzioni moderne.

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procida capitale della cultura 2022

Solo colore e la vita ti sorride. E proprio come quando affronti il Sentiero degli Dei, anche qui la sensazione che il passato sia presente è forte. Qui la felicità (e non solo davanti al mare) è un’idea semplice, fatta di una granita di limoni procidani freschissimi da Felice Mare, una lenta passeggiata tra le funi e le reti dei pescatori che si sono appena ritirati sulle colorate barchette e una cenetta vista mare, intima e silenziosa, solo con chi ami.

Sapete perché le case della Corricella sono così colorate? Perché così i pescatori quando rientravano sull’isola riuscivano a distinguere la propria casa già dal mare…

Per la nostra cenetta romantica ci siamo affidati ai deliziosi piatti e alla vista spettacolare de La Lampara. Provate a fermare un procidano qualsiasi e a dirgli genericamente che avete prenotato un tavolo alla Corricella, sapete cosa vi risponderà?: – Alla Lampara, vero?.

Più garanzia di così….

Curiosità gastronomiche: ho scoperto che il dolce tipico di Procida è la Lingua di Bue (passa sfoglia con crema pasticciera o al limone), mentre uno dei piatti tipici sono le linguine al Riccio di mare! Due bontà!

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Il secondo giorno lo abbiamo dedicato al mare: questa volta siamo andati alla Chiaiolella, che può essere definito “il litorale turistico dell’isola” dove ci sono anche i “Farglioni di Procida”. La nostra scelta è stata dettata da esigenze pratiche: avendo il traghetto il pomeriggio e non avendo avuto moto di fittare il motorino (maledette restrizioni di circolazione, grrr) abbiamo pensato alla spiaggia più vicina. Troppo caos, troppi bambini, niente della poesia del giorno prima. Sicuramente, però, è la spiaggia più vivace e attrezzata: qui ci sono i lidi e Girone, un’altro riferimento gastronomico di Procida.

Pomeriggio al porto, dopo un’odissea infernale in pullman (sono microscopici e super affollati… consiglio lo scooter se si incastra con gli orari o un taxi) e passeggiata per il piccolo centro portuale dell’isola. Ultima granita con i limoni freschi e un arrivederci a presto per l’incantevole isola del “Postino” con protagonista il compianto Massimo Troisi.

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“Le isole del nostro arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Le loro terre sono per gran parte di origine vulcanica; e, specialmente in vicinanza degli antichi crateri, vi nascono migliaia di fiori spontanei, di cui non rividi mai più i simili sul continente. In primavera, le colline si coprono di ginestre: riconosci il loro odore selvatico e carezzevole, appena ti avvicini ai nostri porti, viaggiando sul mare nel mese di giugno.
Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre.
Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada.
Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di trovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.

Elsa Morante

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