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Rewind – Arte a Napoli 1980-1990. Riavvolgere il nastro sulla creatività all’ombra del Vesuvio.

di Claudia Esposito

Gli anni ’80 hanno rappresentato la sperimentazione, la grinta giocosa di giovani che dovevano riuscire a dire qualcosa di nuovo senza poter più contare sui modelli della rivoluzione popolare del ’68, cementatisi nel corso dei magici ’70. Nella musica, nell’abbigliamento, nel cinema emergevano la voglia di stupire, giocare, addentrarsi nel territorio dell’ambiguo e dell’estremo. Nell’arte si elaboravano nuove forme espressive. Di questo fervore è testimone la rivoluzionaria mostra a Castel Sant’Elmo, dal titolo significativo: Rewind. Arte a Napoli 1980-1990.

La mostra, curata da Angela Tecce, vanta la presenza di più di 100 opere di artisti, autoctoni e non, che hanno lavorato e esposto a Napoli in questo vivace decennio. Come ha ben riassunto Fabrizio Vona, Soprintendente per i beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici e per il Polo Museale della città di Napoli e della Reggia di Caserta:

“La mostra si articola cercando di rappresentare il respiro caotico degli anni Ottanta, corale come solo la storia, con il suo scompaginato accadere può essere, dal quale, però, possiamo riconoscere un temperamento generale che amalgama tutto, attraverso lo sguardo distaccato dei nostri occhi di contemporanei.”

Kenny Scharf, Turple per san

Kenny Scharf, Turple per san, 1986

La città divenne crocevia di numerosi movimenti artistici che Rewind cerca di riportare alla luce, raccogliendo opere che hanno determinato una svolta radicale nel linguaggio figurativo, dando vita a quella che è stata definita la fine dell’avanguardia. Il catalogo è ricchissimo, con nomi eccellenti quali quelli di Mimmo Paladino, Carlo Alfano, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Alberto Burri, Joseph Beuys, Hermann Nitsch, Gino De Dominicis. I lavori in esposizione ci raccontano di un’epoca esplosiva, di ribellione, di ricerca. Scale che salgono verso il cielo, come nelle opere di Lello Lopez e Hendricks, esplorazioni di altre culture, in “Un Vesuviano a Tokio” di Fraterno, la violenta eruzione di una spasmodica ricerca senza titolo, in Cannavacciuolo:

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Lello Lopez, Scala, 1987

Geoffrey Hendricks, Scala con i cieli

Geoffrey Hendricks, Scala con i cieli, 1980

Matteo Fraterno Un Vesuviano a Tokio

Matteo Fraterno, Un Vesuviano a Tokio, 1985

Cannavacciuolo

Maurizio Cannavacciuolo, Senza titolo (omaggio a Pollock?), 1985

Vengono ricreate anche due collettive di quel decennio, L’officina di Scafati, del 1986, con la sua ricerca dell’origine prima del mondo e Evacuare Napoli. L’ultima generazione, del 1985, curata da Achille Bonito Oliva all’Istituto Grenoble. Il titolo, estremamente evocativo, rimanda immediatamente alle intenzioni della collettiva: evacuare Napoli dagli stereotipi della tradizionalità, a testimoniare la voglia di rinnovamento. E, mentre sullo sfondo uno strillone riempie il silenzio della sala urlando frasi apparentemente senza senso, ci si aggira tra immagini quasi apocalittiche, come quella del “Cinematografo” di Di Matteo:

gabriele di matteo cinematografo

Gabriele Di Matteo, Cinematografo, 1985, in Evacuare Napoli. L’ultima generazione.

angelo casciello la fiorita

Angelo Casciello, La fiorita, 1986 in L’officina di Scafati.

La mostra ha l’intenzione di completare lo splendido Novecento a Napoli. Per un museo in progress, allestito a Castel Sant’Elmo. Il museo, volutamente e significativamente definito ‘in progress’, si inserisce in una più ampia Rete del Contemporaneo a Napoli, con l’intenzione di rivalutare finalmente il patrimonio artistico contemporaneo della città e farlo conoscere al grande pubblico. La grande rete messa in atto, dunque, collega idealmente Rewind con le esposizioni su Lucio Amelio al Madre, la mostra fotografica Blow up. Fotografia a Napoli 1980-1990 a Villa Pignatelli, la sezione contemporanea al Museo di Capodimonte, la collezione Terrae Motus della Reggia di Caserta e i contributi dell’Accademia di Belle Arti, in un ideale percorso di ricognizione, definito Costellazione ’80.

Premere il tasto del rewind, operazione tanto nota a chi negli anni ’80 riavvolgeva il nastro delle audio o videocassette, è quello che si propone dunque di fare la mostra, per comprendere il valore delle tensioni esplosive di quegli anni, non più caratterizzati dalla politica come scontro di poteri, lotta della collettività, ma da una rinnovata attenzione all’individuo e alla soggettività, “non più marchio infamante della piccola borghesia ma strumento per far saltare la contiguità tra logiche del mercato e sviluppo economico”, come sottolinea la curatrice Angela Tecce.

titanic-o ernesto tatafiore

Ernesto Tatafiore, Titanic-o, 1987

Rewind ci porta alla scoperta di una Napoli che è titanic-a, e proprio per questo ha insito in sé il concetto di relitto. Una Napoli che accoglie chi ha il coraggio di scoprire, sollevando il coperchio di un ideale vaso di Pandora, che 1 + 1 non è sempre uguale a 2, ma anche a 0. Che l’unione dei singoli non è somma di individui, ma una collettività sovridentitaria, in cui è forse impossibile riconoscersi ma ci si fonde fino ad annullarsi.

gabriele di matteo 1+1=0

Gabriele Di Matteo, 1+1=0, 1986

Evento: Rewind – Arte a Napoli 1980-1990

Dove: Castel Sant’Elmo, Via Tito Angelini 22, 80129, Napoli
Quando: Dal 20 dicembre 2014 al 8 febbraio 2015
Orario: Ore 9-18. Martedì chiuso
Ingresso: 5 euro
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