Per chi ha intenzione di iniziare a studiare la lingua russa, può essere utile sapere che cosa lo attende: la paura di un alfabeto diverso da quello che usiamo noi può rappresentare un deterrente, ma in realtà l’apprendimento è destinato a rivelarsi più facile di quel che si potrebbe immaginare. Molte regole grammaticali, infatti, sono decisamente semplici: a cominciare dagli articoli, che in russo non esistono, o dal verbo essere, che al presente deve essere omesso. Vale la pena, poi, di apprezzare il carattere logico di questa lingua: è sufficiente memorizzare una radice per poi formare i vari sostantivi, aggettivi o verbi a essa collegati.
Studiare la lingua russa e l’alfabeto
Come noto, l’alfabeto che è alla base della lingua russa è il cirillico, che è caratterizzato dalla presenza di ben 33 lettere. Il problema è che alcune di queste lettere non hanno alcun corrispettivo in italiano, dal momento che esistono esclusivamente in russo, e per di più consistono in suoni dalla pronuncia complicata. Non ci si deve rassegnare o abbattere, comunque: con un po’ di pazienza si comincia a familiarizzare con questo insieme di segni strani senza troppe difficoltà.
Anche il genere dei sostantivi può essere un nemico di chi si appresta a studiare la lingua russa, specialmente per coloro che non hanno mai studiato il latino o il tedesco: come in queste lingue, anche in russo oltre al femminile e al maschile è previsto il genere neutro. Riuscire a individuare il genere di un sostantivo vuol dire prendere in esame la sua desinenza: una regola generale, che comunque ha delle eccezioni, mette in evidenza che i sostantivi neutri finiscono con la lettera “e” o con la lettera “o”, mentre quelli femminili finiscono in “a”; i nomi maschili, invece, finiscono quasi sempre con una consonante.
I casi
Un’altra similitudine con il latino è quella relativa ai casi: il sistema dei casi – che in tutto sono sei – serve a specificare la funzione di un termine all’interno di una frase. A seconda del caso e del genere, i sostantivi vengono declinati in maniera differente; inoltre la declinazione cambia con il plurale, così come succede con gli aggettivi. Vale la pena, poi, di prestare attenzione alla doppia negazione e ai verbi riflessivi, che si contraddistinguono per la presenza di un suffisso specifico. Esso indica tipi di azione differenti in funzione del verbo che viene impiegato: in particolare l’azione che viene espressa dal verbo può esprimere un interesse in un certo settore o il concetto di reciprocità, oppure può riflettersi sul soggetto protagonista dell’azione stessa.
Un altro punto dolente è quello dell’aspetto del verbo, che può essere perfettivo o imperfettivo: la scelta dell’una o dell’altra soluzione deve essere effettuata in considerazione delle intenzioni di chi parla. Infatti l’imperfettivo serve a mettere in evidenza il processo e l’evolversi di un’azione, mentre il perfettivo riguarda il risultato e l’esito della stessa. Si tratta di prendere un po’ di dimestichezza con una situazione che per un madrelingua russo è scontata, al punto che neppure ci fa caso, ma che è più ostica per chi si approccia per la prima volta alla lingua.
Infine, l’ultimo spauracchio da conoscere è rappresentato dai verbi di moto. In russo, infatti, i verbi sono diversi a seconda di come ci si muove: c’è, per esempio, un verbo per indicare uno spostamento a piedi, uno per uno spostamento con un mezzo di trasporto, uno per uno spostamento unidirezionale, e così via.