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viaggio in giappone

Visitare Tokyo – Happy to be lost in translation

di Claudia Esposito

Il mio viaggio in Giappone è stato pensato e desiderato a lungo, fin dalla decisione di visitare Tokyo. Sono da sempre affascinata dalla cultura nipponica e, quando ne ho avuto la possibilità, non ho esitato a dire: “Sì, andiamo”. Le tappe attraversate sono state scelte con cura e, com’è mia abitudine, mi sono preparata adeguatamente sfogliando guide, itinerari e blog di viaggio prima di chiudere i bagagli e partire per quello che sapevo sarebbe stato il viaggio della vita. Ma prepararsi non è abbastanza, per il Sol Levante. Tutto ciò che ho visto e vissuto nei miei 11 giorni giapponesi mi ha stupita, tramortita quasi, riempiendo i miei occhi di meraviglia e il cuore di sensazioni mai provate prima.

Il Giappone non è un paese semplice, perché vi si trova tutto quello che speriamo di trovare, ma anche molto, molto di più. Nel mio viaggio ho visto tutto e il contrario di tutto. Ho vissuto intensamente l’esperienza, fino a fondermi con i luoghi e a convincermi di aver sempre fatto parte di quel contesto. Eppure mi è capitato anche di sentirmi totalmente estranea, aliena, come mai mi era accaduto nella vita.

“Se ti dico Giappone a cosa pensi?”: è una domanda che ho fatto a molti conoscenti e amici, per cercare di capire cosa affascina così tanto noi occidentali e cosa il turista medio si aspetta di trovare lì. Com’era prevedibile, le risposte sono state tutte diverse.Molti amano la cultura pop giapponese, i videogiochi, la tecnologia, i manga.Altri invece immaginano il Giappone come terra di ordine, spiritualità, tradizione e filosofia. Non di meno attrae il cibo, soprattutto grazie al boom degli ultimi anni del sushi, che ha fatto diventare il ristorante giapponese una tappa obbligata per chiunque voglia essere realmente cool.

Ebbene, chi di voi decidesse di saltare sul primo aereo per raggiungere il Giappone, non resterà deluso. Immaginate tutte queste cose, ma ad un livello nettamente superiore. Aggiungeteci l’infinita gentilezza di un popolo che, confermando un po’ i luoghi comuni che siamo abituati a ripeterci all’infinito, si relazionerà a voi con una grazia impareggiabile. Metteteci anche dei paesaggi e una natura che vi stupiranno, persino nella più caotica delle città. E aggiungete una sensazione perenne di serenità e comunione con il mondo.

Prima di partire, alla domanda “Se ti dico Giappone a cosa pensi?” io avrei risposto “Al diverso da me”. Oggi rispondo: “Silenzio, efficienza, pace, interiorità”.

visitare tokyoE l’ho capito fin dal primo passo, quando ho iniziato a visitare Tokyo e i suoi meravigliosi quartieri!

Un viaggio in Giappone non è tale se non si decide di passare almeno qualche giorno a Tokyo. La capitale giapponese mi ha divertito tantissimo e mi ha permesso di riflettere sulle contraddizioni di una cultura che tutto mantiene dell’Oriente e che allo stesso tempo ha assorbito tanto del consumismo e del capitalismo occidentale. Visitare Tokyo ha il potere di farti sentire piccolissimo, perso in mezzo a volti (moltissimi volti!) che non assomigliano in nulla al tuo: in alcuni momenti ci è sembrato quasi di essere finiti su un altro pianeta, lontani anni luce dalla nostra dimensione di vita quotidiana. Eppure, e su questo non ho dubbi, Tokyo è la più accogliente delle città.

L’efficienza e l’organizzazione ci hanno permesso di orientarci sempre e comunque nel più veloce dei modi; la simpatia e la cordialità dei suoi abitanti, nonostante non conoscessero quasi nemmeno una parola di inglese, ci ha fatti sentire a casa in ogni momento, con scenette tragicomiche in cui noi parlavamo un mix di inglese/italiano e loro continuavano a raccontarci aneddoti e a darci spiegazioni dettagliatissime in giapponese. E, aspetto da non trascurare, a Tokyo mangiare è un’esperienza mistica.

cucina giapponeseCome si può immaginare, Tokyo non è grande, è infinita. Con i suoi 62 milioni di abitanti circa, è una delle città più grandi del mondo, senza dubbio la più popolosa. Ogni quartiere può essere considerato più che una mini-città, un vero e proprio micro-mondo, con usi e costumi propri e un’identità ben definita.

Per questioni di comodità, per visitare Tokyo noi abbiamo deciso di alloggiare a Shinjuku, al Keio Plaza Hotel. Dalla nostra camera con vista al trentasettesimo piano, era facilissimo sentirsi Scarlett Johansson in Lost in Translation, quando guarda la distesa infinita di grattacieli e palazzi ultramoderni del quartiere.

tokyoShinjuku è uno dei quartieri nuovi di Tokyo, centro nevralgico del divertimento e sede del famosissimo Kabuki-cho, il quartiere a luci rosse della città. È impossibile spiegare la sensazione provata di fronte al lampeggiare delle luci abbaglianti di Shinjuku, quando abbiamo deciso di passeggiare per le strade del quartiere la prima sera: vi dico solo che quando siamo ritornati in hotel e abbiamo chiuso gli occhi per cercare di dormire, ancora avevamo l’impressione di vedere un arcobaleno di colori! Kabuki-cho è un trionfo di suoni, rumori, odori, sirene, caos.

Shinjuku visitare TokyoPer un drink a Shinjuku c’è l’imbarazzo della scelta: Golden Gai è un’antica stradina del quartiere, piena di piccoli bar sovraffollati. Ma, per me che sono letteralmente fissata con Lost in Translation, la tappa obbligata per un cocktail in città era solo una: il New York Bar del Park Hyatt Hotel,  dove Scarlett Johansson e Bill Murray iniziano a scambiare due chiacchiere per dare il via a una delle storie di amicizia e d’amore più belle di sempre.

Sul New York Bar potrei scrivere un articolo a parte, perché davvero è uno dei posti più stupefacenti che abbia mai avuto la fortuna di vedere; superata l’emozione di trovarsi proprio lì, allo stesso bancone dei due protagonisti, inizierete ad apprezzare l’atmosfera di un luogo in cui si mescolano persone di tutti i tipi. La vista dello skyline di Tokyo è abbagliante; del resto il locale ha una vetrata immensa che vi permetterà di sentirvi sospesi nel vuoto. Quello che lo rende perfetto, però, è il sottofondo musicale: una jazz band che si esibisce dal vivo. Vi sembrerà davvero di essere in un film, ve lo assicuro!

New York BarPoco distante da Shinjuku e simile per spirito e per la grande affluenza di giovani che hanno voglia di divertirsi, è il quartiere Shibuya, famoso per la celeberrima statua di Hachiko, l’Akita Inu simbolo di fedeltà canina. Tutti, in questo quartiere, si danno appuntamento “sotto la statua di Hachiko”, quindi preparatevi a sgomitare parecchio per riuscire a vederla da vicino!

Shibuya hachikoSempre nei pressi della stazione, impossibile non notare il famoso incrocio di Shibuya, il più affollato al mondo. Il colpo d’occhio è impressionante: sulle strisce pedonali più fotografate del pianeta, allo scattare del semaforo si riversano centinaia di persone contemporaneamente. Camminare insieme ai velocissimi giapponesi ti fa sentire piccolo e sgraziato: anche in una situazione di sovraffollamento tale, infatti, l’impressione principale sarà quella di ordine e armonia. Eccetto te che ti attardi al centro dell’incrocio a bocca aperta e incredulo, ovviamente.

incrocio di ShibuyaSe penso a Shibuya mi viene in mente un aggettivo: giovane. C’è un’energia, un’allegria e una spensieratezza che difficilmente ritroverete in altre zone del Giappone. Shibuya è il regno degli adolescenti, con le loro manie e i passatempi totalmente assurdi. Se volete tornare indietro nel tempo e riscoprire cosa significa essere ragazzini sciocchi, due sono le esperienze da provare assolutamente: le purikura e un giro nel leggendario Shibuya 109.

Le purikura sono l’essenza stessa della cultura kawaii (in italiano significa carino, adorabile, ma in Giappone assume dei connotati ben precisi e definisce un vero e proprio way of life): per la modica cifra di 300 yen circa, potrete accedere a questi box fotografici e scattare con il vostro compagno d’avventura una serie di foto a cui applicare filtri che vi faranno somigliare ai protagonisti dei manga giapponesi. Certo, a imitare le pose che vi suggeriranno vi sentirete dei perfetti idioti, ma poche cose vi divertiranno quanto l’osservare gli sticker fotografici che la macchinetta vi sputerà fuori ad operazione conclusa.

purikuraShibuya 109 è invece il regno delle adolescenti alla moda: intendiamoci, non potrete acquistare assolutamente nulla qui dentro. Per due motivi: le taglie piccolissime delle giapponesi (più o meno è come essere in un negozio di abbigliamento per folletti) e, soprattutto, per la totale assurdità degli articoli in vendita. Le adolescenti di Tokyo, infatti, ritengono sia assolutamente normale indossare vestiti da Lolita o da French Maid, mettere lenti a contatto che imitano gli occhi di una volpe, una gallina o, nella migliore delle ipotesi, un micio, e infilarsi strani aggeggi nel naso per farlo sembrare all’insù. Vi sentirete davvero degli alieni a guardare queste bambole impeccabili che passeggiano per i negozi con i loro fidanzatini simili ai Ken che utilizzavamo da piccoli, ma proprio per questo motivo non potete non passare di qui. Se non entrate da Shibuya 109, non potrete mai capire la vera cultura kawaii.

Shibuya 109Dopo una tale scorpacciata di cultura pop e di Giappone ultramoderno sentivamo il bisogno di qualcosa di più autentico e tradizionale: per questo motivo abbiamo scelto di visitare Asakusa e il suo splendido Senso-ji. Ad Asakusa l’atmosfera è completamente diversa da quella di Shinjuku e Shibuya: molto più tranquillo, il quartiere ha un sapore autentico, popolare, anche amaro in alcune zone più nascoste.

Dico subito che il Senso-ji non è il tempio che mi è piaciuto di più in Giappone, anzi. Però, forse anche perché è stato il primo, ha avuto su di me un impatto fortissimo. La stradina da percorrere per raggiungerlo, Nakamise-dori, è piena di negozietti di souvenir e chioschi che vendono street food. Per la prima volta, percorrendo questa strada stretta, ascoltando i venditori urlare in una lingua del tutto sconosciuta e inalando gli odori magnifici provenienti dalle bancarelle, mi sono sentita davvero in Giappone. O almeno, quello che pensavo dovesse essere questo paese.

Asakusa visitare TokyoPer entrare nel maestoso Senso-ji si passa attraverso l’enorme portale, detto Kaminarimon (Porta del Tuono). L’impatto è davvero molto, molto forte, per l’imponenza delle colonne e i colori accesi: il rosso vivo, che ritroverete in molti angoli del Giappone, è quasi abbagliante. Al Senso-ji ho avuto modo di capire cosa vuol dire visitare un tempio giapponese: non si tratta di esplorare un edificio, ma finire in un mondo parallelo e vivere un’esperienza che riguarda molto più l’anima degli occhi. All’ingresso si trova un incensiere e osservare bambini e adulti purificarsi direzionando l’incenso verso se stessi o verso parti del corpo specifiche vi trasporterà immediatamente in una dimensione diversa.

Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato il silenzio. Nonostante la folla, infatti, i rumori sembrano non esserci, o comunque sono annullati o almeno fortemente attutiti da questo enorme, palpabile silenzio, che spinge immediatamente a confrontarsi con ciò che nascondiamo nelle profondità del nostro animo. Al di là dell’incensiere, come in ogni tempio giapponese, una fonte permette ai fedeli di purificarsi ulteriormente, lavando con cura le mani, il volto e le labbra. Guardare le persone a mani giunte inchinarsi dopo una preghiera accorata mi ha immensamente colpito.

Senso-jiPrima di andar via non potete non avvicinarvi al cilindro d’acciaio che contiene i bastoncini in legno con un numero corrispondente al vostro Omikuji (biglietto della fortuna): scuotendo il cilindro, infatti, potrete estrarre un bastoncino contrassegnato da un numero inciso in caratteri giapponesi.

Ad ogni numero corrisponde un cassettino in legno che a sua volta contiene dei bigliettini con le predizioni divine. Vi auguro, com’è successo a mio marito, di pescare il biglietto con la migliore fortuna; nel caso sfortunato (come il mio, ovviamente) in cui doveste pescare un biglietto terribile, non temete: arrotolatelo, attaccatelo alla rastrelliera e chiedete alla divinità che vi liberi dalla sorte negativa che avete avuto la sfiga di beccare!

Omikuji visitare TokyoUna volta lasciato il quartiere di Asakusa, non potete non passare ad esplorare Ueno, dove la star è solo una: il panda! Nello splendido Ueno-koen, meta prediletta dagli abitanti di Tokyo per osservare la fioritura dei ciliegi, tutto, dai dolcetti in vendita alle cassette delle poste, omaggia lo splendido orsetto che costituisce la maggiore attrattiva dello Zoo di Ueno, situato all’interno del parco omonimo.

Per concludere la nostra passeggiata nella Tokyo antica, non poteva mancare una visita a Yanaka: ricchissima di templi e di casette basse, Yanaka rappresenta davvero una porta attraverso la dimensione del tempo. Niente più grattacieli, ma abitazioni e cimiteri tradizionali, bancarelle e vicoli stretti. Yanaka Ginza è il cuore del quartiere: in questo vicolo sarà difficile avvistare i soliti turisti, piuttosto avrete a che fare con il Giappone popolare autentico. Per mimetizzarvi ancora di più con l’ambiente, il consiglio è quello di mangiare e bere come solo le persone del posto fanno: comprate una crocchetta di patate e carne macinata per pochi spiccioli e sorseggiate una birra seduti su una cassetta della frutta in plastica. Poi guardatevi intorno e datevi un pizzicotto: sì, siete davvero in Giappone!

Yanaka Ginza Una giornata così non può che concludersi in maniera spettacolare: la Tokyo Sky Tree Tower è la scossa adrenalinica che ci vuole dopo l’immersione nel Giappone della tradizione. Il panorama, a 450 metri d’altezza, è spettacolare. Avrete tutta Tokyo ai vostri piedi. E se non vi basta, mettetevi sul punto del pavimento, nella piattaforma inferiore, in cui ci sono solo pannelli trasparenti. Guardare il vuoto sotto i vostri piedi è un’esperienza che non dimenticherete mai più!

Tokyo Sky Tree Tower Di domenica il nostro percorso era obbligato: i cosplayers di Tokyo, infatti, in questo giorno si radunano tutti ad Harajuku e nel Parco di Yoyogi, quindi non potevamo che esplorare questa parte della città! La prima tappa è stata ovviamente lo splendido Meji-jingu, il più grande santuario shintoista di Tokyo. L’atmosfera qui era completamente diversa da quella del Senso-ji. Il Meji-jingu, infatti, pur essendo più grande, mi è sembrato più dimesso e autentico. Sulle tavolette in legno tipiche di gran parte dei luoghi di culto shintoisti del Giappone, i desideri, le preghiere e i sogni dei fedeli galleggiavano davanti agli occhi dei visitatori; in quel momento, le voci, gli occhi e le labbra di chi ha scelto di scrivere sul legno sembrano entrare in comunione tra loro. Mai, mai, mai mi sono sentita più serena e in pace con me stessa.

Ciò che ci ha emozionato di più, però, è stato assistere a un matrimonio tradizionale giapponese. Essendomi sposata da poco ed essendo in Giappone per il mio viaggio di nozze, probabilmente ero particolarmente sensibile all’argomento, ma in assoluto credo che il sorriso di una sposa che guarda fiduciosa e con un po’ di paura al futuro che la aspetta sia una delle visioni più emozionanti in assoluto. Il matrimonio giapponese, in particolare, è scandito da una serie di riti che non avevo mai avuto modo di osservare prima. Tra questi, mi ha emozionato in modo particolare la vestizione della sposa con il tradizionale kimono bianco, simbolo di purezza. Il volto della bellissima sposa emozionato e imbarazzato non lo dimenticherò mai!

Meji-jinguL’incanto finisce, appena fuori dallo splendido parco e dal portone del Meji Jingu: lì vicino Omotesando-dori vi aspetta con i negozi più lussuosi della città. Ma, soprattutto, con una breve camminata, si raggiunge il posto più folle di Tokyo e del Giappone intero: Takeshita-dori! Qui è sempre Carnevale: nessuno – e dico nessuno! – sarà vestito in modo ordinario; in sottofondo sentirete strane musichette e i negozi vendono solo ed esclusivamente gadget scemi. Davvero eh. Il negozio più serio è uno store di Tamagotchi. Imperdibile, ovviamente, la mitica crepe di Harajuku: noi l’abbiamo assaggiata con cioccolato, vaniglia e banana. Ho l’acquolina in bocca solo a pensarci!

Takeshita-doriSolo un altro posto vi darà quella sensazione di artificialità e follia che avete provato a Takeshita-dori: ecco a voi Odaiba! L’isola di Tokyo, costruita negli anni ’90, è talmente kitsch da far divertire anche il più serioso. Immaginate un luogo futuristico persino per gli standard giapponesi, con una riproduzione della Statua della Libertà e il London Bridge sullo sfondo. Ah, già, dimenticavo il Gundam a grandezza naturale. Welcome to Tokyo, baby!

Odaiba gundamSe volete continuare la vostra immersione nella follia giapponese allora allungate il vostro giro fino ad Akihabara, nell’electric town più imponente della capitale. Qui sono i nerd accaniti ad avere la meglio, con giganteschi negozi di manga e anime, templi dell’elettronica e, soprattutto, i famosi maid cafè, in cui cameriere vestite in stile vittoriano vi chiameranno “padrone” e prepareranno per voi piatti super kawaaaaaiiii! E non dimenticate di ripassare le canzoncine che vi costringeranno a cantare davanti a tutti prima di assaggiare ogni portata!

kawaiInfine, menzione speciale per la più sconvolgente delle esperienze di Tokyo: l’imperdibile mercato del pesce di Tsukiji. La baia di Tokyo, infatti, ospita il mercato ittico più grande al mondo. Girando tra le bancarelle ho visto pesci e molluschi di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza e a cui non saprei dare un nome neanche adesso. Il pesce più richiesto, ovviamente, è il maguro (tonno rosso).

TsukijiAll’alba tutti i giorni si tiene un’asta per aggiudicarsi i tonni migliori (alcuni raggiungono cifre da capogiro); purtroppo noi ce la siamo persa, ma non abbiamo voluto rinunciare a un’abitudine tipica dei visitatori del mercato: fare colazione con il sushi di Daiwa.

Anche in questo caso, come per il New York Bar, poche righe non basterebbero a descrivere le sensazioni provate: io sono un’amante del sushi e l’ho mangiato sempre con soddisfazione in Italia e all’estero. Ma dopo aver assaggiato il pesce freschissimo di Tsukiji e il sushi preparato lì, credo che smetterò di mangiarlo. La sensazione provata, quando ho messo in bocca il primo pezzo, è indescrivibile. Mi è sembrato che la lingua si risvegliasse e ho sentito attivarsi punti che credo di non aver mai utilizzato prima. Non siamo riusciti a descrivere in modo accurato il sapore che il primo vero sushi aveva per noi; forse un po’ piccante, forse semplicemente un sapore mai provato.

Ecco, visitare Tokyo e non provare quest’esperienza, è davvero come non esserci mai stati.

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