La collaborazione interspecie è presente in natura dall’alba dei tempi, molto prima della nascita della pet therapy, e prevede che una specie collabori con un altra per il raggiungimento di un obiettivo. Questa collaborazione ancestrale ha contribuito a creare legami speciali tra animali di specie differenti, che va ben oltre il semplice aiuto per la conquista di una preda, tant’è che oggi il legame tra uomo e animale è usato come terapia per svariate patologie, sia psicologiche che fisiologiche.

La pet therapy, creata dallo psichiatra Boris Levinson, è un metodo terapeutico che si basa sull’interazione tra uomo e animali.

L’interazione di un individuo affetto da patologie con un animale ha un effetto positivo, alla pari di molti farmaci o altre terapie convenzionali. Spesso la pet therapy viene usata in chiave ludica per favorire la socializzazione e la comunicazione, così da potenziare la responsabilità e l’autostima nell’individuo.

Uno studio condotto dall’Università di Manchester su 54 persone affetti da schizofrenia o disturbo bipolare, ha evidenziato che il 60% dei soggetti considera gli amici a quattro zampe la principale fonte di supporto per la malattia, mentre il 20% li posiziona nella seconda fascia di supporto. Non a caso la pet therapy ha dato risultati soddisfacenti nel trattamento della schizofrenia.

Questo tipo di terapia è fonte di aiuto anche per le persone anziane, i malati cronici e i disabili.

L’ ideatore della terapia, il già citato Boris Levinson, durante una seduta con un bambino autistico notò che la presenza del suo cane favoriva l’interazione del bambino con il terapeuta; quindi il cane divenne uno strumento utile per scardinare il guscio autistico. La terapia con gli animali è molto utilizzata non solo con bambini autistici, ma anche con quelli affetti da depressione, disturbi psicomotori, disturbi di apprendimento perché il contatto con l’animale è altamente stimolante per i piccoli pazienti.

Il beneficio del contatto con l’animale è così vantaggioso perché si entra in contatto con un essere che è privo di pregiudizi nei confronti delle situazioni difficili in cui si ritrovano i pazienti. Inoltre l’animale aiuta a rimodellare gli schemi di socializzazione attraverso un contatto sincero e affettuoso.

Un esempio tutto italiano dei benefici sulla pet therapy riguarda l’Istituto San Giovanni di Dio a Genzano, vicino Roma, in cui sono curati anziani affetti da Alzheimer e altri tipi di demenza. I professionisti dell’istituto, accanto alle terapie tradizionali, affiancano la pet-tharapy: gli anziani pazienti passano un’ora e mezza ogni settimana in compagni di cani, cavalli e altri animali da fattoria, ottenendo risultati sorprendenti sulla diminuzione di irrequietezza e insonnia.

La relazione, anche con gli animali o forse sopratutto con loro, sembra essere la miglior medicina!